Macchine ceramica, mercato italiano in calo del 9,5% nel 2001
A colorare a tinte fosche l'orizzonte non sono tanto i valori assoluti di fatturato, quanto piuttosto lo scenario generale del settore e dall'incertezza del quadro economico mondiale. Come ha sottolineato Stefani, "la sostanziale tenuta del giro d'affari nel 2001, ha semplicemente posticipato di un anno i timori di significative contrazioni di fatturato, che inevitabilmente saranno confermate a fine 2002, stimando oggi il possibile calo ad un'8-10%. Preoccupa la situazione sul mercato italiano, così come su quelli spagnolo e brasiliano, ossia i nostri primi tre mercati. I segnali di ripresa in altre aree, pur considerati positivi, rappresentano valori ancora assolutamente modesti per compensare rallentamenti ben maggiori".
Le imprese italiane fornitrici di macchine per ceramica nel 2001 sono risultate 179 (11 in meno rispetto al 2000), considerando il saldo tra chiusure, creazione di nuove imprese e consorzi, fusioni e incorporazioni. "In parte - recita l'indagine - tale diminuzione è frutto dello spostamento di alcune aziende verso un'attività prevalente di subfornitura o di fornitura a settori estranei alla ceramica, fenomeno frequente nei periodi di rallentamento della domanda proveniente dal comparto ceramico".
Di conseguenza, anche il numero dei dipendenti (6.476 nel 2001) ha subito una diminuzione, pari al 9,5%, perdendo complessivamente 701 unità.
Quanto ai volumi di fatturato, l'indagine conferma le previsioni anticipate nel dicembre 2001, con una lieve diminuzione (-3,2%) del giro d'affari complessivo del settore. Il 2001 chiude a 1.523 milioni di euro, con una perdita in valori assoluti di 50,8 milioni di euro. Unico responsabile di tale decremento è il mercato italiano, dove il valore delle vendite di macchine per ceramica è sceso dai 541,5 milioni di euro del 2000 ai 489,8 milioni di euro nel 2001 (-9.5%). Al contrario, le esportazioni sono rimaste praticamente invariate rispetto ai valori del 2000, con un volume d'affari di 1.033,2 milioni di euro (+0,1%). La quota del fatturato totale rappresentata dal mercato domestico si è ridotta pertanto al 32,2%, mentre la propensione esportativa del settore è risalita al 67,8%.
Secondo la decima Indagine Statistica Nazionale sul settore macchine ed attrezzature per ceramica, il 2001 ha visto confermata la suddivisione ormai storica delle vendite di macchine in sei diverse tipologie di industrie ceramiche clienti. Nel corso dell'anno, sono risultate in crescita le vendite di macchine per stoviglieria e quelle per ceramica varia, in calo quelle di macchine per l'industria delle piatrelle, dei laterizi, dei sanitari e dei refrattari.
L'industria delle piastrelle, da sempre il principale cliente, incide per l'82,2% sulla formazione del fatturato totale del settore, per un valore di 1.251,6 milioni di euro (-2,1% sul 2000). In questo comparto le vendite in Italia hanno registrato un sensibile calo (-11,6%) scendendo a 392,4 milioni di euro, con una perdita di oltre 51 milioni di euro rispetto al 2000. Un dato, questo, solo in parte compensato dal migliore andamento delle esportazioni destinate a questo specifico comparto (+2,8% per un valore di 859,2 milioni di euro). Secondo l'Acimac va tuttavia sottolineato come gli investimenti in tecnologia effettuati dall'industria italiana delle piastrelle abbiano mantenuto negli ultimi anni una oscillazione costante di anno in anno: ogni anno di crescita (come il 1998 e il 2000) è stato seguito da un anno di diminuzione (il 1999 e il 2001).
Non brillante nel 2001 anche l'andamento delle vendite di macchine per laterizi (-8,8%), il cui valore è sceso a 156,1 milioni di euro: anche in questo caso le perdite maggiori si sono riscontrate sul mercato italiano, mentre le esportazioni hanno registrato una sostanziale tenuta.
Negativi anche i risultati dei settori macchine per sanitari (-11,5%) e macchine per refrattari (-39%). Positivo, invece, l'andamento del settore macchine per stoviglieria (+10,7%) e del settore macchine per la ceramica varia (+34,5%), sebbene i volumi di fatturato complessivi siano ancora modesti.
Nel 2001 secondo l'Acimac il valore complessivo delle esportazioni è rimasto del tutto identico a quello dell'anno precedente. A mutare sensibilmente però è la mappa dei principali mercati di destinazione, con netti cali nei primi due mercati storici (Unione Europea e Sud America) e decisi incrementi in aree che confermano il trend di costante crescita in corso orami da alcuni anni (Far East, Medio Oriente ed Europa Orientale).
In particolare, l'Unione Europea, pur confermandosi prima area di esportazione grazie alla forte domanda proveniente dall'industria ceramica spagnola, ha registrato un calo di vendite del 9,3%, scendendo ad una quota del 32,6% del fatturato estero totale. Da notare come il 2001 sia stato il primo anno di rallentamento dopo quattro anni di aumenti significativi. Sulla minore domanda di tecnologia in quest'area hanno certamente influito le maggiori difficoltà incontrate proprio dall'industria spagnola delle piastrelle sui propri mercati di riferimento.
Nonostante le variazioni negative o positive registrate nel valore delle vendite, nel 2001 non è mutato il peso percentuale di tutte le singole tipologie di macchine nella composizione del fatturato complessivo di settore.
Le macchine più centrali di un impianto per ceramica hanno mantenuto la loro netta prevalenza, con presse e stampi (ossia il reparto di formatura del prodotto) che rappresentano il 21% del fatturato totale, seguite dai forni (il 13,7%), dagli impianti di smaltatura (il 13,6%) e dalle macchine per la preparazione delle terre (il 13,2%).
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