Eppur si "rialzano": la ceramica Opera riavvia la produzione
Eppur si "rialzano": la ceramica Opera riavvia la produzione
Immaginate linee di cottura per la produzione di piastrelle ceramiche lunghe 130 metri. La prima violenta scossa di terremoto del 20 maggio le aveva fatte cadere dai binari sui quali erano appoggiate e ricollocarvele sopra non è stata una cosa da poco.
Paolo Bonvicini, tecnico di Opera intervistato, il giorno successivo al primo sisma, dall'inviato del Sole24Ore, aveva dichiarato: «È difficile dire quanto ci vorrà a ripristinare la linea, per il semplice motivo che bisogna inventarsi tutto di sana pianta: non era mai successo nulla del genere».
Poi c'era stata la nuova scossa del 29 maggio: un nuovo terremoto che aveva gelato i primi tentativi già intrapresi dall'azienda per rimettere rapidamente in moto la produzione.
Bene: il 26 giugno gli stabilimenti produttivi di Opera, con sede a Camposanto di Modena, sono stati i primi a riavviare la produzione: i forni, rimessi in linea per tutti i loro 130 metri di lunghezza ed in sicurezza - la cottura del gres porcellanato richiede una temperatura di 1.200 gradi centigradi -, sono stati riaccesi. Anche i forni "bicanale".
L'ing. Pier Giorgio Burzacchini, membro del CDA dell'azienda, dichiara con orgoglio: «Opera è stata la prima, tra le 8 aziende ceramiche coinvolte dal terremoto, a riavviare la produzione ed i vertici aziendali intendono porgere i più calorosi ringraziamenti a tutti le aziende fornitrici, da Sacmi a Sima e da LB a Durst e tutte le altre, che si sono impegnate per risolvere le gravi e soprattutto inedite problematiche determinate dal sisma».
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