Africa: lo sviluppo economico spinge il processo di urbanizzazione e i consumi

Entro il 2030 saranno 17 le città africane con oltre 5 milioni di abitanti.

Disordini, conflitti e crisi, ma anche grandi potenzialità economiche. La nuova Africa sta marciando verso l’urbanizzazione e le nuove tecnologie, sostenuta da Governi che in molti Stati stanno lavorando per raggiungere una stabilità politica.

La pressione demografica è forte (la metà degli africani ha meno di 19 anni!) e nell’arco di 20-30 anni potrebbe far crescere la popolazione attuale (1,28 miliardi di persone) di un altro miliardo di abitanti. Un flusso enorme che tende sempre più all’inurbamento.

Nel nuovo libro Africa’s Business Revolution scritto a più mani da Acha Leke e Georges Desvaux (McKinsey) e Mutsa Chironga, emerge chiaramente il trend di sviluppo urbanistico del continente: nel 2015 l’Africa aveva solo sei città con più di 5 milioni di abitanti, nel 2030 ne avrà 17 di cui 5 con oltre 10 milioni di persone. Il processo è già in atto, al ritmo di 24 milioni di africani che ogni anno si trasferiscono nelle città.

La crescita del Pil del Continente, benché non omogenea nelle diverse aree, è positiva (+3,6% nel 2017 con previsioni del +4,1% nel biennio 2018 e 2019), così come quella del reddito disponibile, due indici che, se combinati, creano i presupposti per uno sviluppo esponenziale.

I rischi permangono, ma ci sono Paesi tutto sommato stabili e in rapida crescita. Uno studio realizzato da AfrAsia Bank rileva come la ricchezza privata totale in Africa sia cresciuta in media del 13% dal 2007 al 2017 e del 3% nel 2018; un ulteriore aumento del 34% è previsto nei prossimi 10 anni fino a toccare i 3100 miliardi di dollari nel 2027. Mauritius, Ghana, Ruanda e Uganda saranno i Paesi più performanti, con tassi di crescita della ricchezza privata compresi tra il 90% e il 150%. Relativamente solide anche le proiezioni per Etiopia, Mozambico, Zambia, Kenya, Botswana e Namibia (tra +50% e 80%), mentre si prospettano crescite meno eccellenti, ma sempre positive, per Sudafrica, Angola, Marocco, Egitto, Costa d’Avorio, Tanzania e Nigeria.

L’aumento del reddito disponibile, e con esso i consumi, rende stringente lo sviluppo di un’industria manifatturiera locale che soddisfi la domanda interna. Attualmente, si stima che la produzione industriale ammonti a circa 500 miliardi di dollari (il 12% realizzato da aziende cinesi), un potenziale che potrebbe essere raddoppiato entro il prossimo decennio.

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