Analisi di bilancio: crescita boom della profittabilità per le piastrelle italiane
Luca Baraldi, Acimac Research Center, [email protected]
È stata pubblicata in aprile la 3a edizione di "Analisi di bilancio dei produttori mondiali di piastrelle", studio realizzato dal Centro Studi Acimac / MECS che presenta un’analisi economica e finanziaria completa (triennio 2013-2015) di 325 aziende produttrici di piastrelle ceramiche operanti in 42 Paesi, tra cui: 88 italiane, 75 spagnole, 38 attive in altre nazioni UE, 31 europee non-UE, 77 asiatiche, 16 di altri Paesi. Lo studio mette a confronto le performance di ciascuna azienda con i valori medi nazionali e mondiali di redditività e con quelli delle aziende più simili per gestione e risultati (analisi cluster e di benchmarking).
L’analisi dei dati di bilancio consuntivi del 2015 dell’aggregato di imprese attive in Italia mostra come il settore abbia letteralmente raddoppiato, in un solo anno, il suo ritmo di crescita e stia riguadagnando rapidamente le posizioni perdute nella crisi decennale che ci stiamo lasciando alle spalle. Per di più, la tendenza non sembra esaurirsi: le vendite crescono ad un ritmo più sostenuto rispetto alle altre realtà produttive mondiali. Naturalmente questa virtuosa posizione di leadership della crescita è particolarmente evidente se confrontata con la tendenziale stagnazione delle vendite asiatiche (campione Italia +8,6%, campione Asia +2,9%), ma il vantaggio è marcato anche nei confronti della Spagna (+6,3%) e, ancora di più, delle altre realtà europee (+5,2%).
Il risultato italiano evidenzia un vero e proprio boom delle vendite che, sappiamo, è proseguito anche nel 2016. Questa accelerazione non sembra destinata ad esaurirsi almeno nel prossimo biennio, essendo determinata da fattori strutturali.
Nel 2015 gli investimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali hanno accelerato la loro crescita complessiva (+4,4%), superiore di oltre 1,5 punti percentuali sia rispetto alla Spagna che rispetto alle imprese asiatiche (che pure venivano da una crescita di quasi il 20%). Per quanto attiene il processo di riordino della struttura occupazionale, si è registrata un’ulteriore riduzione dell’occupazione complessiva del settore (-1,6%), a fronte di investimenti che, almeno in parte, introducono tecnologie risparmiatrici di lavoro.
La redditività del capitale investito, ROI, cresce di oltre un punto percentuale (dal 3,1 al 4,2%). Cresce ancora il valore aggiunto, sia in rapporto al fatturato che nella forma di produttività lorda industriale (valore aggiunto per addetto), e quindi l’efficienza dei processi produttivi: tra questi spicca la gestione più snella delle scorte, attestata dall’ulteriore riduzione, nel 2015, della giacenza media di magazzino nel complesso delle imprese. Il valore aggiunto/fatturato, che è il primo indicatore (a monte) di margine lordo nella catena del valore, è cresciuto di un ulteriore mezzo punto percentuale, fra il 2014 e il 2015, raggiungendo ora il livello del 32%, marcatamente al disopra del livello spagnolo, che da anni è attestato sul 30,8%, ed anche di quello asiatico (di poco inferiore al 29%).
Il livello italiano della produttività lorda industriale rispecchia il modello industriale italiano che emerge da questi anni di ristrutturazione: i grandi investimenti in capitale per addetto ed il contenimento del costo del lavoro determinano, infatti, due fenomeni ugualmente virtuosi ma distinti. Da un lato, l’Italia conquista l’assoluta leadership a livello globale in termini di produttività del lavoro (il valore aggiunto per addetto supera i 91.000 Euro, contro i 68.000 Euro della Spagna, principale competitor europeo). Il secondo effetto discende dall’elevata intensità degli investimenti associata alla riorganizzazione del lavoro: il capitale per addetto ne risulta accresciuto fino a quasi 414.000 Euro, nonché aumentato di quasi 40.000 per ciascun dipendente in soli due anni. Il totale degli investimenti per addetto si conferma così, nelle aziende ceramiche italiane, al più alto livello fra tutti i paesi produttori di piastrelle: la Spagna si attesta sui 321.000 Euro e i produttori asiatici sui 144.000 Euro, sebbene non del tutto confrontabili, dato il diverso modello industriale che privilegia produzioni ad elevata intensità di lavoro.
Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) nel 2015 scende, in Italia, di quasi un punto percentuale, al disotto del 20%. È questo il vero indicatore della competitività delle produzioni italiane di piastrelle in termini di costo del lavoro: anche se il costo del lavoro per addetto è nettamente superiore e in crescita, rispetto a quello dei competitor, tuttavia la maggiore intensità di capitale e l’elevata produttività del lavoro compensano ampiamente l’effetto degli adeguamenti salariali e il significativo cuneo fiscale italiani.
Gli indici di gestione della redditività a valle (EBITDA, EBIT e profitto netto, tutti in rapporto al fatturato), crescono di oltre un punto percentuale e superano nettamente i margini operativi lordi e gli utili riscontrati in Spagna, raggiungendo quasi il saggio di profitto delle imprese asiatiche.
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