La qualità premia i sanitari "made in Italy"
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Buone notizie per l’industria italiana della ceramica sanitaria. La ripresa produttiva iniziata nel 2016 (+8,5% quell’anno) si è consolidata nel 2017 con un nuovo progresso del 4,5%. I volumi prodotti l’anno scorso dalle 33 aziende del comparto (di cui 30 operanti nel distretto ceramico di Civita Castellana, Viterbo) sono saliti a 4,27 milioni di pezzi, generando un fatturato di 353,3 milioni di Euro (+6,1% sul 2016). In crescita costante negli ultimi anni anche le esportazioni, pari l’anno scorso al 45% del totale per un valore di 159 milioni di Euro. L’incremento dell’export in volume è stato del 7,5%, oltre 53mila tonnellate di sanitari destinati ai segmenti più alti di mercati quali Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Stati Uniti.
“I risultati degli ultimi due anni ci inducono a ritenere che siamo ormai in presenza di una normalizzazione del mercato” - afferma Augusto Ciarrocchi, presidente del CDA di Ceramica Flaminia, tra i più importanti produttori italiani di sanitari, nonché, da giugno, vice presidente di Confindustria Ceramica. “Impensabile ritornare ai livelli produttivi pre-crisi, difficile anche recuperare i prezzi medi di vendita di dieci anni fa”, continua Ciarrocchi. “Tuttavia, le aziende che in questi anni hanno potuto contare su spalle larghe e su una strategia orientata al prodotto, oggi possono festeggiare la ripresa anche sul fronte del fatturato”.
Qualità e design in chiave anticrisi, quindi, ma anche per battere una concorrenza sempre più aspra posizionandosi nella fascia più alta del mercato. È la ricetta della stessa Ceramica Flaminia, che ha chiuso il 2017 con un incremento di fatturato del 9% e punta ad un ulteriore aumento di ricavi e redditività anche per il biennio 2018-2019, riavvicinandosi ai livelli precrisi (36 milioni di Euro il fatturato 2008).
Leggi l’intervista completa ad Augusto Ciarrocchi su Ceramic World Review 127/2018
La produzione nello stabilimento di Ceramica Flaminia
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