Analisi di bilancio dei produttori mondiali di piastrelle

È stata pubblicata dal Centro Studi Acimac la 1a edizione dello studio "Analisi di bilancio dei produttori mondiali di piastrelle ceramiche", che presenta i dati economico-finanziari triennali (2011-2013) di 288 grandi imprese del settore operanti in 41 Paesi, tra cui 89 italiane, 70 spagnole e 70 asiatiche.

Lo studio si pone come uno strumento indispensabile per il benchmark internazionale e l'analisi di competitor, fornitori e clienti e si inserisce all'interno della collana "Analisi di bilancio" di cui fanno parte anche i volumi relativi alle aziende produttrici di macchine per ceramica e colorifici, di laterizi e di sanitari.

Dal rapporto del Centro Studi Acimac emergono alcune interessanti tendenze relativamente ai risultati di bilancio 2013 delle imprese ceramiche italiane, poste anche a confronto con i risultati dei maggiori concorrenti esteri.

Gli aspetti positivi riguardano, innanzitutto, la significativa crescita, nell'ultimo triennio, del rapporto Capitale per addetto, che si colloca al livello più alto di tutti i Paesi produttori di piastrelle ceramiche.

Un ulteriore punto a favore delle imprese italiane è rappresentato dal virtuoso processo di ricapitalizzazione che le rende più robuste anche a fronte di possibili inasprimenti delle condizioni creditizie. L'indice di autonomia finanziaria mostra, infatti, un andamento continuamente crescente nell'ultimo triennio, con un aumento di oltre un punto percentuale fra il 2011 e il 2013.

Un altro aspetto favorevole riguarda l'efficienza produttiva dei produttori italiani di piastrelle, misurata dal rapporto fra valore aggiunto e fatturato, che risulta in leggera ripresa dal 2012. Si tratta, in media, di un valore più elevato rispetto ai competitor spagnoli e rispetto alla media mondiale.

Un fattore da monitorare, invece, è l'EBITDA in rapporto al fatturato, il quale evidenzia nella media del triennio 2011-2013 un'inefficienza nella gestione dei costi del personale. Seppure in leggero miglioramento rispetto al 2012, infatti, questo valore risulta di circa due punti percentuali al di sotto della media degli altri Paesi produttori.

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