Un 2001 difficile per le piastrelle turche
L'indagine sul 2001 diffusa dalla Serkap fotografa un settore composto da 24 aziende (una in più rispetto al 2000) che occupano un totale di 9.800 addetti e offrono una capacità produttiva di 250 milioni di metri quadrati di piastrelle (erano 226 milioni nel 2000). Nel 2001, le vendite totali sono state di 150 milioni di metri quadrati, dei quali 93 sul mercato domestico e 57 all'estero. Fra i mercati esteri, la Germania resta quello principale (10,6 milioni mq), seguita da USA (5,6 milioni, +30,2%) e Gran Bretagna (5 milioni, +19%). L'anno scorso le importazioni hanno registrato una netta diminuzione (-14,4%), arrivando a un totale di 1,2 milioni di mq.
Intervista ad Adnan Polat, attuale presidente della Serkap, l'associazione nazionale dei produttori di ceramica
CWW: Il 2000 si era chiuso in maniera brillante per l'industria ceramica turca. Cosa è successo nel 2001?
Adnan Polat: Fin dai primi mesi del 2001 il settore ha subito le conseguenze della crisi finanziaria nazionale: un'inflazione dell'80%, un debito con la Banca Mondiale di 30 miliardi di dollari e un drastico taglio della spesa pubblica deciso dal governo, che ha bloccato gli investimenti. La difficile congiuntura economica prosegue anche quest'anno, sebbene in misura minore. La reazione dell'industria delle piastrelle è stata la riduzione della produzione: complessivamente nel 2001 si sono prodotti 155 milioni di metri quadrati, utilizzando appena il 65% della capacità che è attorno ai 250 milioni di metri quadrati. Sono stati numerosi i casi di aziende che hanno ridotto del 50% l'attività produttiva, conseguentemente si sono fermati anche gli investimenti.
CWW: In quale misura è stato penalizzato il mercato interno? A. Polat: Il calo della domanda e del consumo nazionale è stato significativo. Oggi il nostro mercato interno può assorbire circa 100 milioni di metri quadrati (il 40% della capacità produttiva), anche se vi sono segnali di ripresa per la seconda metà del 2002. E' evidente che l'obiettivo principale resta l'incremento delle esportazioni .
CWW: Che comunque hanno mantenuto un trend di crescita anche l'anno scorso. A. Polat: Sì, ma non basta. Oggi l'export - 57 milioni di mq - rappresenta il 20% della nostra capacità produttiva, mentre deve salire almeno al 40%, ossia raddoppiare.
CWW: Strategie per riuscirci? A. Polat: La ricetta è in parte sempre la stessa: prodotti, servizio e prezzi migliori. Il problema è che solo le aziende più grandi sono in grado di competere su tutti e tre questi aspetti, mentre le più piccole - e sono le più numerose - soffrono la concorrenza sui prezzi. Basti pensare che su un totale di 24 imprese o gruppi, solo 6 hanno produzioni superiori ai 10 milioni di metri quadrati annui.
CWW: E' solo un problema di dimensioni aziendali? A. Polat: No, vi è anche il fattore legato all'anzianità delle singole imprese: la metà delle aziende ha iniziato l'attività nell'ultimo decennio e manca ancora di esperienza e conoscenza dei mercati internazionali. Non voglio dire che il resto del settore abbia una storia molto più lunga: a parte il Gruppo Kale fondato negli anni '60 e la Ege nel 1972, l'industria ceramica turca non ha più di 20 anni, è quindi un'industria relativamente giovane.
CWW: L'associazione, però, pare molto attiva e dinamica. A. Polat: Cerchiamo di svolgere in primo luogo una funzione di aggregazione del settore, che invece si presenta ancora molto disunito, soprattutto se paragonato all'industria italiana e spagnola. Occorre anche una maggiore cultura di impresa.
CWW: Individua altri ostacoli strutturali? A. Polat: C'è il problema dell'indotto che non esiste, con la conseguenza che le imprese devono occuparsi internamente di aspetti che potrebbero essere facilmente delegati all'esterno. Questo non aiuta certo a ridurre i costi.
CWW: Lei tuttavia resta ottimista. A. Polat: Per la prima volta dopo 20 anni l'inflazione è calata, nel 2002. E' un segnale positivo. Ora siamo al 35% e le previsioni per il 2003 indicano che scenderà ancora al 15%. A parte questo, ritengo che già nel 2003 dovremmo riuscire a riportare la produzione di piastrelle all'85% della capacità. Le nostre aspettative nel lungo periodo sono ben più ambiziose: fra 10 anni la Turchia dovrebbe raggiungere una capacità produttiva di 400 milioni di metri quadrati con un volume di esportazioni pari a 250 milioni.
CWW: Quali sono i maggiori mercati per la piastrella turca? A. Polat: Europa Occidentale, Medio Oriente e Nord America, mentre stiamo cominciando ad entrare sui mercati del Far East, soprattutto in Giappone e Australia.
CWW: Lei è presidente della Ege. Come ha reagito la sua azienda ad un 2001 piuttosto difficile? A. Polat: Nel nostro caso non abbiamo dovuto ridurre la produzione - 22 milioni di metri quadrati/anno - perché abbiamo livelli di esportazione molto elevati, pari alla metà della produzione. Abbiamo un deposito a Coblenza, in Germania, e uno a Sassuolo, in Italia. Anche nel settore dei sanitari, dove siamo presenti con una produzione annua di 600.000 pezzi, l'export rappresenta il 70%. Proprio l'impianto per sanitari sarà oggetto il prossimo anno di un ampliamento che porterà al raddoppio dei volumi prodotti.
Il settore delle piastrelle ceramiche in Turchia si è sviluppato soprattutto grazie agli investimenti effettuati dal 1990 in poi, facendo del paese uno dei principali produttori di ceramica del mondo. La Turchia è il quinto produttore mondiale (3,2% della produzione mondiale), l'ottavo per dimensioni di mercato, con una domanda interna di circa 100 milioni di metri quadrati l'anno, ed è al terzo posto in Europa, dopo Italia e Spagna, sia per la produzione (8,2%) che per l'export.
Le aziende leader nel settore sono la Kale, seguita da Toprak, Ege e Eczacibasi. In generale, le aziende dispongono di tecnologie avanzate, in grado di assicurare prodotti di qualità. Uno dei grandi vantaggi della Turchia per quanto attiene la produzione di ceramica è certamente il facile accesso a materie prime di elevata qualità, disponibili in quantità tali da soddisfare pienamente la domanda dell'industria locale, oltre che consentire un buon livello di esportazione dei volumi in eccesso. Il paese è particolarmente ricco di feldspato e argilla: il primo viene estratto dalle regioni occidentali ed è esportato nei paesi leader della produzione ceramica, Italia e Spagna in primo luogo; l'argilla migliore, quella bianca, è invece disponibile in vasti giacimenti nelle zone nord-occidentali del paese.
La Turchia è inoltre ricchissima di boro, del quale possiede il 65% delle riserve di tutto il mondo. Il settore delle piastrelle ceramiche in Turchia si è sviluppato soprattutto grazie agli investimenti effettuati dal 1990 in poi, facendo del paese uno dei principali produttori di ceramica del mondo. La Turchia è il quinto produttore mondiale (3,2% della produzione mondiale), l'ottavo per dimensioni di mercato, con una domanda interna di circa 100 milioni di metri quadrati l'anno, ed è al terzo posto in Europa, dopo Italia e Spagna, sia per la produzione (8,2%) che per l'export.
Le aziende leader nel settore sono la Kale, seguita da Toprak, Ege e Eczacibasi. In generale, le aziende dispongono di tecnologie avanzate, in grado di assicurare prodotti di qualità. Uno dei grandi vantaggi della Turchia per quanto attiene la produzione di ceramica è certamente il facile accesso a materie prime di elevata qualità, disponibili in quantità tali da soddisfare pienamente la domanda dell'industria locale, oltre che consentire un buon livello di esportazione dei volumi in eccesso. Il paese è particolarmente ricco di feldspato e argilla: il primo viene estratto dalle regioni occidentali ed è esportato nei paesi leader della produzione ceramica, Italia e Spagna in primo luogo; l'argilla migliore, quella bianca, è invece disponibile in vasti giacimenti nelle zone nord-occidentali del paese.
La Turchia è inoltre ricchissima di boro, del quale possiede il 65% delle riserve di tutto il mondo.
La Eczacibasi, che per prima avviò la produzione di sanitari in Turchia nel 1958, detiene la leadership in questo comparto sia per volumi prodotti che per varietà della gamma, che oggi comprende oltre 500 modelli. La Eczacibasi Construction Group è una realtà industriale con produzioni estremamente diversificate: con i marchi Vitra e Artema produce, oltre ai sanitari, anche, piastrelle da pavimento, rivestimento e per piscine, accessori e mobili da bagno, vasche e docce, mobili per cucine, nonché adesivi per la posa. Fanno parte del Gruppo anche la Esan e la Doga, attive nell'estrazione di materie prime per ceramica, semilavorati, forni per ceramica e altre attrezzature, nonché materiali isolanti.
La Eczacibasi Karo Seramik, a cui è affidata la produzione di piastrelle, possiede due stabilimenti in Turchia e uno in Irlanda, con una capacità produttiva totale di 16 milioni di mq/anno di piastrelle, di cui il 60% esportato. La gamma comprende oltre 4000 tipologie, commercializzate con i marchi Vitra Residence e Vitra Architect.
Complessivamente, l'Eczacibasi Construction Group esporta oggi il 45% della produzione; obiettivo del Gruppo è di aumentare quest'anno il valore dell'export del 15% rispetto al 2001. I maggiori mercati sono quelli europeo e statunitense; risultati positivi si registrino anche in Australia e Nuova Zelanda.
Internet: http://www.eczacibasi.com
Fondata nel 1972, la Ege Seramik dispone di una capacità produttiva di 22 milioni di mq/anno di piastrelle - è il terzo produttore turco - e 500.000 pezzi/anno di sanitari. L'azienda fa capo alla Polat Holding, che possiede anche la Ege Vitrifiye, operante nel settore dei sanitari, e la Polat Madencilik, attiva nel campo delle materie prime per ceramica.
Le esportazioni del gruppo stanno vivendo un momento favorevole: nel comparto delle piastrelle, la Ege esporta il 50% della produzione, mentre in quello dei sanitari la quota esportata è salita nel corso del 2001 al 35% dei volumi prodotti, soglia che l'azienda si prefigge di superare in breve tempo fino a raggiungere il 65% della produzione. La Ege opera sul mercato interno con una rete di 260 distributori, mentre le esportazioni sono affidate alla Ceram Trading (CT), per i mercati tedesco, statunitense, francese, ungherese e svizzero, e alla Ege Seramik Dis Ticaret, per i paesi orientali.
Internet: http://www.egeseramik.com
Il Gruppo Kale è arrivato a spegnere le sue prime 45 candeline. La prima azienda ceramica turca fu infatti la �anakkale Seramik, fondata nel 1957, a cui seguì la Kalebodur Seramik nel 1972, entrambe fuse nel 2000 sotto il nome di Kaleseramik �anakkale Kalebodur Seramik.
La Kaleseramik, che produce con i marchi Seramik and Kalebodur, ha una capacità installata di 62 milioni di metri quadrati/anno di piastrelle ed esporta il 50% della produzione in oltre 50 paesi. Con l'intera attività produttiva concentrata in un unico sito, la Kaleseramik rappresenta, fra l'altro, il più grande stabilimento ceramico del mondo. Da sola, costituisce il 33% della produzione ceramica turca e il 40% delle esportazioni nazionali.
La gamma oggi comprende 2.000 tipologie di piastrelle da pavimento in 40 diversi formati e 1.350 tipologie da rivestimento in 30 formati. Tra le ultime novità produttive, di sicuro interesse c'è Kaleflex, una piastrella di dimensioni 3m x 1m x 3mm, prodotta con un impasto da gres porcellanato, non smaltato, ed effetti decorativi in diverse cromie.
Internet: http://www.kale.com.tr
La Toprak Seramik, attiva dal 1981, è il secondo produttore del paese per dimensioni, con una capacità installata di 25 milioni di mq/anno di piastrelle. La novità più importante targata Toprak è l'ingresso nel segmento del porcellanato, di cui è stata avviata la produzione con una capacità iniziale di 2 milioni di mq/anno. Toprak produce anche sanitari, utilizzando le più avanzate tecnologie disponibili, tra cui i sistemi di colaggio ad alta pressione. L'azienda, che ha ricevuto la certificazione di qualità ISO 9001, esporta il 50% della produzione di piastrelle e il 75% di quella di sanitari, con una presenza consolidata in Gran Bretagna, Germania e Olanda.
Internet: http://www.toprak.com.tr
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