In flessione il fatturato dell'industria delle macchine per ceramica
Il volume d'affari complessivo è infatti passato da 1.523 a 1.452,5 milioni di euro, con una perdita in valori assoluti di 70,5 milioni di euro.
I cali maggiori nelle esportazioni che passano da 1.033,2 a 968,5 milioni di euro (-6,3%, pari a 64,7 milioni di euro), facendo registrare il primo decremento dopo tre anni di crescita. Rimane comunque stabile sul 66,7% l'incidenza dell'export sul fatturato totale del comparto. Le vendite di macchine sul mercato italiano rimangono invece sui livelli del 2001 e scendono da 489,8 a 484 milioni di euro (-1,2%, pari a 5,8 milioni di euro).
Questi i dati che emergono dalla 11a Indagine Statistica Nazionale Annuale sul settore realizzata da Acimac e presentata alla vigilia dell'Assemblea Annuale, che si svolgerà nel pomeriggio di venerdì 6 giugno, presso il Castello di Spezzano (Modena).
Il rapporto Acimac evidenzia inoltre che sono diminuite soprattutto le vendite di macchine per la produzione di piastrelle (-4,9% sul mercato italiano e -6,1% all'estero), mentre restano sostanzialmente stabili i volumi d'affari negli altri comparti (macchine per laterizi, stoviglieria, sanitari, refrattari).
Tra i mercati di export, l'Europa si conferma al primo posto nonostante il secondo anno consecutivo di calo (-25,6% nel 2002), mentre il Medio Oriente diventa il secondo mercato di esportazione (assorbe il 15,9% dell'export totale), grazie ad un aumento delle vendite ininterrotto ormai dal 1999. Nel 2002 il fatturato registrato in quest'area è stato pari a 153,9 milioni di euro (+35,9% sul 2001).
Negli approfondimenti:
Le imprese italiane
I settori clienti
Le tipologie di macchine
I mercati
Previsioni per il 2003
In allegato le tabelle con tutti i dati dell'indagine statistica
Le imprese italiane fornitrici di macchine per ceramica nel 2002 sono risultate 173 (6 in meno rispetto al 2001), saldo tra chiusure, creazione di nuove imprese e consorzi, fusioni e incorporazioni.
Questa diminuzione è in parte frutto dello spostamento di alcune aziende verso un'attività prevalente di subfornitura o di fornitura a settori estranei alla ceramica, fenomeno frequente nei periodi di rallentamento della domanda proveniente dal comparto ceramico.
Nel 2002 è stata confermata la suddivisione ormai storica delle vendite di macchine in riferimento alle sei diverse tipologie di industrie ceramiche clienti: piastrelle, sanitari, laterizi, stoviglieria, refrattari e ceramica varia.
L'industria delle piastrelle, che incide per l'81,3% sulla formazione del fatturato totale del settore, è risultato il maggior responsabile del forte calo dei volumi di vendite complessivi. Il valore delle vendite di impianti per la produzione di piastrelle è infatti sceso da 1.251,6 a 1.180,3 milioni di euro (-5,7% sul 2001, con una perdita in valore assoluto di 71,3 milioni di euro).
In Italia il calo è stato del 4,9% sul 2001. Le vendite sono state pari a 373,2 milioni di euro, con una perdita in valori assoluti di oltre 19 milioni di euro. Peggiore è stato l'andamento delle esportazioni pari a 807,2 milioni di euro (-6,1% sul 2001, con una perdita netta di 52 milioni di euro).
Per quanto riguarda le altre tipologie di macchine per ceramica, sono risultate in crescita le vendite di macchine per laterizi (da 156 a 160 milioni di euro), le macchine per sanitari (da 64,6 a 66,6 milioni di euro) e le macchine per refrattari (da 7,8 a 9,3 milioni di euro); in calo, invece, le vendite di macchine per stoviglieria (da 35,5 a 29,8 milioni di euro) e quelle destinate alla ceramica varia (da 7,6 a 6,4 milioni di euro).
Nel 2002 il valore delle vendite delle singole tipologie di macchine ha visto pochi significativi cambiamenti. Tra gli impianti centrali della linea di produzione ceramica, si rafforza la prevalenza delle macchine destinate alla formatura del prodotto (presse e stampi), che rappresentano il 25,2% del fatturato totale e che hanno registrato un incremento del 9,9% rispetto al 2001.
Cresce analogamente il peso degli impianti di smaltatura e decorazione (+2% sul 2001), mentre subiscono un decremento le vendite di impianti di cottura (-4,9%) e di macchine per la preparazione delle terre (-15,3%).
L'Unione Europea, pur confermandosi prima area di esportazione, ha registrato, per il secondo anno consecutivo, un netto calo delle vendite (-26,4%), passando da 336,5 a 247,6 milioni di euro e scendendo ad una quota del 25,6% del fatturato estero totale.
Sulla minore domanda di tecnologia in quest'area hanno certamente influito le maggiori difficoltà incontrate dall'industria spagnola delle piastrelle sui propri mercati di riferimento.
Confermata la tendenza registrata nel 2001 anche per il Medio Oriente, oggi secondo mercato di esportazione (assorbe il 15,9% dell'export totale), grazie ad un aumento delle vendite ininterrotto ormai dal 1999: nel 2002 il fatturato registrato in quest'area è stato pari a 153,9 milioni di euro (+35,9% sul 2001).
In crescita costante dal 1997 anche i paesi dell'Est Europa: nel 2002 le vendite hanno raggiunto i 127,7 milioni di euro (+13,8% sul 2001).
Prima battuta d'arresto, invece, sui mercati asiatici (al netto della Cina), dove, dopo due anni di crescita a due cifre, le vendite sono scese nel 2002 a 132,5 milioni di euro (-23% sul 2001). Più contenuto il calo delle vendite in Cina, scese da 88,5 a 85,5 milioni di euro (-3,4% sul 2001), valore ormai stabile da 3 anni.
Confermata la tendenza negativa iniziata nel 2001 anche in Sud America, dove le vendite sono passate da 85,5 a 79,3 milioni di euro (-7,3% sul 2001). La minore richiesta è frutto del perdurare della crisi economica dell'area, oltre che della flessione registrata nel maggiore mercato sudamericano, il Brasile (quarto produttore mondiale di piastrelle), che, a causa della sempre più aspra concorrenza, fatica a imporre i propri prodotti sui mercati internazionali a prezzi remunerativi, riducendo di conseguenza i margini necessari per investimenti in nuova tecnologia.
Positivo, infine, l'andamento delle esportazioni in Africa (+27%) e nell'area nordamericana del Nafta (+2,8%).
Per quanto il 2002 abbia accentuato la fase critica avviata l'anno precedente, le maggiori preoccupazioni derivano non tanto dai valori assoluti di fatturato, quanto piuttosto dallo scenario generale del settore e dall'incertezza del quadro economico mondiale che influisce pesantemente su un comparto che storicamente ricava dalle esportazioni i due terzi del proprio fatturato, con presenze consolidate su tutti i mercati mondiali.
Come ha sottolineato il Presidente di Acimac, Franco Stefani, durante la conerenza stampa del 5 giugno "è soprattutto il livello di redditività delle imprese a preoccuparci, causa la riduzione dei prezzi di vendita in un contesto caratterizzato da una sempre crescente concorrenza, sia tra le stesse aziende italiane che proveniente da competitors internazionali".
"Dal momento che per l'anno in corso non si prevede una positiva inversione di tendenza - continua Stefani - diventa compito delle nostre imprese trovare soluzioni idonee a fronteggiare l'attuale contesto.
Personalmente ritengo siano due i fronti su cui agire: da un lato continuare a sollecitare il mercato con proposte tecnologiche sempre più innovative, sarebbe infatti un errore fatale rinunciare proprio adesso alla ricerca e alla innovazione; dall'altro cominciare a considerare come fattore vitale il processo di aggregazione delle nostre imprese, ancora troppo piccole per riuscire ad assorbire i costi crescenti della ricerca e del presidio dei mercati".
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