Produzione e consumo di piastrelle negli Stati Uniti
Nel 2020 le vendite totali di piastrelle negli USA sono calate del 3,5% a 263,6 milioni mq. Penalizzate le importazioni (-5,3% a 183 milioni mq), mentre ha tenuto bene l’industria nazionale
Andrew Whitmire, TCNA (USA)
Sulla base dei dati dell’U.S. Dept. of Commerce e di TCNA, nel 2020 il consumo di piastrelle negli Stati Uniti è sceso a 263,6 milioni di mq, perdendo il 3,5% sul 2019.
Nonostante le difficoltà connesse alla crisi sanitaria, le vendite dell’industria ceramica statunitense sul mercato nazionale hanno invece continuato a crescere raggiungendo gli 80,9 milioni mq (+0,9%), pari al 30,7% del consumo nazionale totale, in aumento rispetto al 29,4% dell’anno precedente, nonché la quota più alta dal 2017.
In valore, le vendite di piastrelle “Made in USA” sul mercato domestico hanno generato ricavi pari a 1,30 miliardi di dollari (-2.8% sul 2019), ossia il 39,3% del valore totale del mercato ceramico americano (37,6% nel 2019). Il prezzo medio di vendita del prodotto nazionale è sceso dai 16,63 $/mq del 2019 ai 16,03 $/mq del 2020.
Le esportazioni statunitensi di piastrelle sono scese a 2,9 milioni mq (-2,4% sul 2019), di cui il 73,4% destinate al Canada e il 10,2% al Messico. In flessione, da 35,7 a 31,2 milioni di dollari (-12,6%) anche i ricavi generati dall’export.
La produzione nazionale è stata pari a 83,8 milioni mq, in leggero recupero sul 2019.
- Le importazioni
Mentre negli Stati Uniti le fabbriche sono rimaste sempre aperte l’anno scorso, il lockdown imposto nei primi mesi del 2020 in Spagna, Messico e Italia - i tre principali paesi esportatori verso gli USA - ha comportato un drastico calo delle importazioni: a maggio 2020 la flessione è stata del 22,9% rispetto allo stesso periodo 2019. A partire dalla seconda metà dell’anno, l’import ha però ripreso a correre, guadagnando terreno e chiudendo l’esercizio a -5,3%. I 182,7 milioni di mq importati, tuttavia, rappresentano la quantità più bassa dal 2015.
Il 2020 ha segnato la definitiva uscita dal mercato USA della Cina (l’export cinese è crollato del 98,2%), conseguente all’introduzione di dazi compensativi e antidumping imposti nel 2019. Il suo posto quale maggiore esportatore negli USA, in volume, è stato conquistato, per la prima volta, dalla Spagna, le cui vendite sono cresciute del 16,1% a 37,8 milioni di mq, pari al 20,7% dell’import totale USA (era il 16,9% l’anno precedente).
Nel 2020 è proseguita invece la contrazione dell’import dal Messico (secondo maggiore esportatore verso gli USA), sceso a 31,1 milioni di mq (-6,9%). Dopo aver raggiunto la quota record del 31,5% sull’import totale USA nel 2012, il Messico ha registrato un calo ininterrotto negli ultimi 8 anni, arrivando l’anno scorso al 17%, il livello più basso dal 2006.
È salita invece dal 15,9% al 16,6% la quota dell'Italia sull’import totale statunitense, sebbene l’export italiano sia rimasto di fatto stabile sui livelli 2019, pari a 30,3 milioni mq (-1,6%).
Volumi in crescita a doppia cifra per gli altri principali esportatori, ossia la Turchia (23,1 milioni mq, +39,2%), il Brasile (21,8 milioni mq, +15,4%) e soprattutto l’India che in un solo anno è passata da 6,3 a 18,6 milioni mq (+194,5%), segnando anche la maggiore crescita in termini di quote di importazione (dal 3,3% nel 2019 al 10,2% nel 2020).
Nel 2020, le importazioni di piastrelle hanno raggiunto un valore (CIF & Duty) di 2 milioni di dollari (-9,5% sui 2,2 miliardi del 2019). Maggiore esportatore in valore si è confermata ancora una volta l’Italia (628,6 milioni di dollari, -4,2%) con una quota del 31,4% sul totale. Seguono la Spagna (468,6 milioni di dollari, +5,6%) con una quota del 23,4%, e il Messico (224 milioni di dollari, -0,8%) con l’11,2% dell’import totale.
In termini di prezzi medi di vendita, le piastrelle italiane si confermano quelle col valore più elevato, pari a 20,76 $/mq (inclusi dazi e CIF), sebbene in lieve calo rispetto ai 21,33 $/mq del 2019.
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