Il mercato ceramico USA e i dazi sull'import cinese

Con l’introduzione dei dazi compensativi e antidumping sull’import di piastrelle cinesi negli Stati Uniti, per l’industria ceramica USA e per tutti gli altri Paesi esportatori si apre la corsa per conquistare parte dei 64 milioni mq finora esportati dalla Cina.

Joe Lundgren (Joseph Lundgren Consulting, USA) [email protected]

Dopo il pronunciamento in settembre a favore dei dazi compensativi sull’importazione di piastrelle ceramiche cinesi (fino al 222,2%), lo scorso 7 novembre l’U.S. Department of Commerce ha introdotto anche nuovi dazi antidumping, fissati tra 114,49% e 356,02%. A richiederli, una petizione della Coalition for Fair Trade in Ceramic Tile, costituita dai produttori statunitensi di piastrelle ceramiche.

Con la quasi certa conseguenza dell’uscita della Cina dal mercato USA, ora, quella che si apre è la corsa per conquistare una fetta dei 64,3 milioni mq (circa 483,1 milioni di dollari) di import made in China del 2018.

In linea teorica, la logica vorrebbe che a spartirsi la torta fossero, da un lato, i produttori locali e, dall’altro, i player già consolidati sul mercato USA: se le cose rimanessero allo stato attuale, le opportunità per loro sarebbero quelle di una risuddivisione pro quota di quel 22% del mercato ceramico USA coperto da piastrelle cinesi.

I produttori statunitensi utilizzano al momento solo il 76% della capacità produttiva totale installata (pari a 107 milioni mq/anno, di cui il 49% di Dal-Tile), per cui, nei numeri, l’industria nazionale avrebbe effettivamente la possibilità di aumentare la produzione annua di altri 24 milioni mq. Nella realtà, è estremamente difficile, anche per i produttori locali, competere con un numero tanto elevato di player esteri e importatori, già presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale.

Per capire come riescano questi ultimi a detenere una così ampia quota del mercato statunitense, vale la pena analizzare gli elementi necessari per avere successo sul mercato USA, ossia: relazioni consolidate (per alcuni da decenni), basso prezzo, condizioni di pagamento favorevoli (90-120 giorni), ampia gamma di prodotti per soddisfare tutte le necessità dei distributori, possibilità di operare con valute stabili (es. l’Euro), bassi costi di trasporto via nave, spesso inferiori ai sempre più costosi trasporti su gomma all’interno degli stessi Stati Uniti.

Sulla base di queste considerazioni, diversi Paesi riusciranno a conquistare nuove quote di mercato nel breve termine: Spagna, Brasile, Italia, Turchia e (purché si abbassi il costo di trasporto verso gli USA) il Messico.

Nel lungo termine invece si potrebbero vedere nuovi player capaci di aumentare la loro presenza negli USA, tra questi l’India, il Vietnam, la Colombia e il Perù.

Guarda la video intervista a Joe Lundgren e leggi l’articolo completo su Ceramic World Review 134/2019


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