L'export cinese di piastrelle in caduta libera

Sesto anno di contrazione delle esportazioni cinesi di piastrelle, nel 2019 calate del 9,8% a 770 milioni mq

Cina, primo Paese investito dall’emergenza sanitaria e primo a uscirne. Secondo diversi economisti, saranno i consumi interni, più che l’export, a spingere sulla ripresa a breve termine in Cina. Uno scenario che potrebbe essere più che realistico anche nel settore delle piastrelle ceramiche, dove le esportazioni cinesi già soffrivano da tempo.

Confermando il trend negativo ininterrotto ormai dal 2014, infatti, anche il 2019 è stato un anno nero per l’export cinese di piastrelle. I volumi esportati sono scesi dagli 854 milioni mq del 2018 ai 770,5 milioni del 2019, con una contrazione del 9,8%, in deciso peggioramento rispetto al -5,9% registrato l’anno prima.

A ridursi, le vendite su tutti i continenti.

In forte calo l’export in Asia, sceso a 477,6 milioni mq (39 milioni mq in meno dal 2018, -7,6%). Le Filippine si sono confermate primo mercato di esportazione dell’industria ceramica cinese, sebbene in calo a 77,5 milioni mq (-4,3%); più marcate le contrazioni in Corea del Sud (-12,6%) e Indonesia (-29,3), mentre sono cresciute quelle in Cambogia (+40%) e Tailandia (+3%).

Più contenute le perdite in volume in America Latina (75,5 milioni mq, 3 in meno sul 2018) e in Oceania (31,8 milioni mq, 4 in meno), così come in Unione Europea, dove ormai l’import dalla Cina non supera i 10 milioni mq (-14,6%) e nel resto dell’Europa (10,3 milioni mq, -3,8%).

Col 2019 pare invece si sia stabilizzata la curva discendente dell’export cinese in Africa che, toccato il picco dei 250 milioni mq nel 2014, si è fermato nell’ultimo biennio a 120 milioni mq.

Discorso a parte in Nord America, terreno del crollo più marcato (-43,9%), con esportazioni scese da 80,5 a 45,2 milioni mq. Un esito abbastanza scontato e prevedibile, conseguente all’introduzione in USA dei dazi compensativi (a settembre) e antidumping (a novembre) sulle piastrelle importate dalla Cina: negli Stati Uniti, infatti, le vendite di materiale cinese si sono dimezzate, scendendo dai 64 milioni mq del 2018 ai 32 milioni mq di fine 2019, un crollo evidenziatosi tutto appunto negli ultimi 4 mesi dell’anno.

Il progressivo azzeramento della Cina come player sul mercato statunitense si è compiuto nel corso del primo trimestre 2020, accelerato dall’esplosione dell’epidemia Coronavirus: tra gennaio e marzo 2020, l’import USA dalla Cina, in valore, ha registrato una contrazione del 97,9%!

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