Macchine per ceramica: fatturato 2003 a 1.402 milioni di euro
Secondo i dati della 12a Indagine Statistica Nazionale realizzata da Acimac, il fatturato 2003 si è fermato a 1.402,4 milioni di euro (-3,4% sul 2002), con una perdita in valori assoluti di 50 milioni di euro.
I cali maggiori sul mercato interno dove le vendite sono scese dall’11,5%, passando da 484 a 428,5 milioni di euro. Tengono invece le esportazioni che passano da 968,5 a 974 milioni di euro, con una lieve flessione di 0,6 punti percentuali.
L’incidenza dell’export sul fatturato totale del settore sale dal 66,7% al 69,4%.
L’Unione Europea si conferma prima area di esportazione con una quota del 19,7% del fatturato estero totale, nonostante un calo del 22,5% nelle vendite.
Al contrario, il Medio Oriente registra un giro d’affari di 181,6 milioni di euro e una crescita del 18% sul 2002, confermandosi come secondo mercato di esportazione (assorbe il 18,6% dell’export totale).
Il maggior paese cliente dell’area rimane l’Iran, la cui industria ceramica ha raddoppiato la produzione di piastrelle negli ultimi cinque anni.
Al terzo posto l’Asia (al netto della Cina), dove il 2003 ha chiuso con un aumento delle vendite dell’8,7%, per un totale di 143,9 milioni di euro.
Per il 2004, i produttori di macchine per ceramica prevedono il mantenimento dei volumi totali di fatturato, che non dovrebbero superare i 1.400 milioni di euro.
I segnali emersi nel primo semestre 2004 confermano una contrazione delle vendite in Italia e Spagna, principali mercati del comparto, mentre proseguirà il trend di crescita in Russia e Medio Oriente.
Secondo Acimac sono due i fronti su cui il comparto dovrà agire per affrontare in maniera idonea una domanda complessiva in flessione.
Da un lato continuare a sollecitare il mercato con proposte tecnologiche sempre più innovative - in quest’ottica tutte le aziende del settore si stanno preparando al meglio per l’appuntamento fieristico di Tecnargilla, in ottobre, che attirerà a Rimini i maggiori produttori di ceramica del mondo.
Dall’altro cominciare a considerare come fattore vitale il processo di aggregazione delle imprese, ancora troppo piccole per riuscire ad assorbire i costi crescenti della ricerca e del presidio dei mercati.
In allegato due tabelle riassuntive
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