Un 2006 di stasi per le piastrelle made in Italy
Secondo i dati preconsutivi 2006 presentati questa mattina da Assopiastrelle nell’annuale conferenza stampa, le aziende italiane hanno prodotto nel 2006 568,9 milioni di metri quadrati (-0,2%) di piastrelle.
Le vendite complessive si sono invece fermate a 562,8 milioni di mq (+0,5%), di cui 392,7 provenienti dall’export (+0,7%) e 170,1 milioni dal mercato domestico, stabile rispetto al 2005.
I mercati più vivaci paiono quelli dei paesi recentemente entrati nella UE (+6,9%), di quelli dell’Europa Orientale (+4,6%) e del Medio Oriente (+7,7%).
Più difficile la situazione negli Stati Uniti, a causa dal deprezzamento del dollaro, della crisi del mercato immobiliare americano, della forte concorrenza degli altri paesi produttori e della crescita dell’industria nazionale.
A questo proposito bisogna però ricordare la forte presenza dei gruppi italiani nei capitali delle aziende ceramiche statunitensi.
Al calo della produzione italiana e al ridimensionamento delle esportazioni bisogna però affiancare gli oltre 100 milioni di metri quadrati, prodotti all’estero da aziende italiane.
Sul versante della redditività, emerge come anche il 2006 sia stato un anno di forte tensione sui margini aziendali.
L’analisi svolta per la prima volta dal Centro Studi Assopiastrelle sulle dinamiche dei costi relativi al primo semestre 2006, evidenzia infatti una crescita del costo di produzione del +3,78%, determinato dall’impennata delle energie (+26,6% quella termica; +18,12% quella elettrica) e dalla crescita nel costo del lavoro, pari nei primi sei mesi dell’anno ad un +3,34%.
Le previsioni per il 2007 prevedono una produzione stabile (-0,1%) a fronte della quale si segnalano lievi spostamenti delle quantità totali vendute (+0,6%) indirizzate sia in Italia (+0,3%) che, in misura leggermente superiore, sui mercati esteri (+0,8%).
Per quanto riguarda le principali aree di sbocco delle piastrelle made in Italy, il limitato +0,4% di crescita delle esportazioni previsto verso l’Europa Comunitaria ha un grande valore, perché si tratta dell’area che assorbe il 53% delle esportazioni totali italiane e rappresenta un’inversione di tendenza dopo anni di contrazione.
Variazioni in Paesi come la Germania (+1% nei consumi di ceramica), Francia (+0,7%), Benelux (crescita nell’ordine del 3%), Regno Unito (+4%) ma soprattutto ‘Paesi nuovi entrati UE’ (+7,3%) rappresentano segnali a cui prestare attenzione.
Come un rinnovato interesse riveste l’area del Medio Oriente e del nord Africa, che dovrebbero evidenziare un +3,5%.
Stallo per le vendite verso il nord America, in cui le oscillazioni del dollaro giocheranno un ruolo essenziale per capire intensità e direzione dei consumi di piastrelle, mentre prosegue la debolezza di aree lontane quali Australia e Far East.
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