L'industria delle costruzioni in Nord Africa: Libia
La ben nota grave situazione in Libia impedisce il varo di progetti o strategie di investimenti.
Le entrate dello Stato sono fortemente compromesse dal crollo della produzione ed esportazione di petrolio (l'export di greggio è sceso ad appena 300.000 barili al giorno rispetto a una capacità di 1,4 milioni): secondo i dati di gennaio della Banca Centrale Libica, a fronte di entrate previste per 57 miliardi di dinari (36,3 miliardi di euro), nel 2014 lo Stato ne ha incassati appena 20,9 miliardi.
A risentirne, quindi, gli investimenti, indispensabili invece in un Paese che ha bisogno di costruire o ricostruire gran parte del proprio patrimonio edilizio e infrastrutturale, praticamente in ogni settore: se gli investimenti pubblici si sono ridotti ad appena 4,5 miliardi di dinari (2,9 miliardi di euro), quelli privati stranieri sono ormai del tutto assenti.
In questo scenario, l'agenzia BMI prevede che nel 2015 l'industria delle costruzioni subirà un crollo del 25%. Molti dei contratti firmati prima della rivoluzione della Primavera Araba sono in attesa di revisione oppure non sono stati riattivati.
La carenza di dati governativi rende praticamente impossibile delineare un profilo complessivo del mercato edilizio, ma secondo la stampa locale il valore dei progetti da attuare nei prossimi dieci anni si attesta intorno ai 140 miliardi di dollari, e gli interventi previsti comprendono ogni segmento, compreso quello energetico.
Secondo fonti del Ministero dell'edilizia e dei lavori pubblici, il fabbisogno di nuove unità abitative per far fronte alla carenza di alloggi ammonta a circa 500.000 alloggi: negli anni immediatamente precedenti alla Primavera Araba, il boom edilizio riguardò soprattutto progetti abitativi di qualità medio-bassa, ma a quattro anni dall'inizio del conflitto gran parte di tali progetti è rimasta incompiuta.
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