Energia, la ceramica italiana alza la voce su ETS e CBAM

Nel convegno di Confindustria Ceramica e Unimore al Teatro Carani di Sassuolo sono stati riaccesi i riflettori su un problema noto dell’industria delle piastrelle italiane: l’alto costo dell’approvvigionamento energetico e le contraddizioni (quando non anche distorsioni) della legislazione green dell’Unione europea.

di Generoso Verrusio

Si è tenuto il 12 maggio al Teatro Carani di Sassuolo, alla presenza di oltre 300 partecipanti, il convegno dal titolo “L’industria ceramica italiana: il problema dell’energia”, organizzato congiuntamente da Confindustria Ceramica e dall’Università di Modena e Reggio Emilia, nell’ambito delle celebrazioni per l’850° anniversario dalla fondazione dell’ateneo. L’incontro ha affrontato uno dei nodi più urgenti per il distretto ceramico: l’impatto crescente dei costi energetici sulla competitività delle imprese, con i conseguenti rischi per l’occupazione e il benessere dell’economia territoriale.

A preoccupare il cuore del distretto ceramico italiano, più di ogni altra cosa, è il combinato disposto di ETS (Emissions Trading System) e CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism). Se nelle intenzioni dei legislatori europei questi due strumenti dovevano innescare un circolo virtuoso con cui ridurre le emissioni climalteranti attraverso una tariffazione armonizzata delle emissioni stesse e, al contempo, preservare la competitività del sistema produttivo europeo rispetto ai concorrenti extra-Ue, oggi, alla prova dei fatti, tutto questo non è avvenuto. O è avvenuto in modo poco convincente.

Il convegno ha dunque riacceso i riflettori su un problema noto dell’industria delle piastrelle italiane: l’alto costo dell’approvvigionamento energetico e le contraddizioni (quando non anche distorsioni) della legislazione green dell’Unione europea.

In apertura dei lavori, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, con un messaggio da remoto, ha confermato che contenere i costi energetici in questa fase economica è il primo degli obiettivi del governo. A seguire sono arrivati i saluti del rettore di UNIMORE, Carlo Adolfo Porro, del sindaco di Sassuolo, Matteo Mesini, e del presidente di Confindustria Ceramica Augusto Ciarrocchi, che ha posto l’accento sulla sproporzione dei costi energetici rispetto ad altri Paesi:

“Noi paghiamo il gas 6-7 centesimi al kWh, a cui si aggiungono ulteriori costi, nell’ordine del +15%, derivanti dal sistema ETS”.

I NUMERI DEL DISTRETTO

Il professore di UNIMORE Gianluca Marchi ha presentato dati piuttosto eloquenti: l’industria delle piastrelle di ceramica del distretto emiliano esprime un valore aggiunto dell’11,6% e un’occupazione pari al 7,5% rispetto al settore manifatturiero delle province di Modena e Reggio, valori molto superiori sia rispetto alla media della Regione sia a quella nazionale. I volumi produttivi nel distretto di Sassuolo, pari all’85,5% nel 2023, sono stati possibili grazie agli 14.350 addetti diretti e agli investimenti che hanno sempre sostenuto l’innovazione di prodotto e tecnologica. L’intera filiera della ceramica italiana occupa circa 40mila addetti e mostra un’elevata capitalizzazione.

LE PROIEZIONI DI NOMISMA ENERGIA

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha espresso forti riserve sul funzionamento dell’ETS e sul meccanismo CBAM, ritenendoli strumenti che, seppur pensati per favorire la transizione ecologica, rischiano di danneggiare seriamente il comparto ceramico.

“L’Europa si è data un obiettivo ambizioso, nonostante conti solo per il 6% delle emissioni mondiali”, ha detto l’economista. “L’ETS, attivo dal 2003, è diventato nel tempo un mercato altamente finanziarizzato, dove il prezzo dei permessi per emettere CO2 ha superato i 66 euro a tonnellata nell’aprile 2025, con un picco di volatilità dopo il 2021”.

Questi rincari, quantificabili in circa 120 milioni di euro all’anno, non spingono l’innovazione tecnologica, ma si traducono in un aumento dei costi di produzione, che finiscono inevitabilmente per gravare sui consumatori. Se rapportato con il resto del mondo il sistema ETS europeo evidenzia differenziali di prezzo molto ampi: la Cina paga 13 dollari per ogni tonnellata di CO2 prodotta, la California 38, l’Australia 22. Il settore ceramico italiano, fortemente energivoro, è particolarmente esposto: nel 2024 ha consumato 1,2 miliardi di metri cubi di gas e 1,9 miliardi di kWh di elettricità, generando circa 3,5 milioni di tonnellate di CO2 (1,9% del totale nazionale, 3% dell’industria).

Il CBAM, ancora in fase transitoria e per ora esclusivo di alcuni settori (tra questi non figura la ceramica), si propone di tassare le merci importate sulla base delle emissioni prodotte, per proteggere così le imprese europee dalla concorrenza extra-Ue. Ma tale meccanismo, ha ricordato Tabarelli, ha tra gli effetti negativi quello di spingere le aziende a delocalizzare la produzione in Paesi con normative ambientali più permissive.

I prezzi delle quote ETS continueranno a salire nei prossimi anni. Secondo le previsioni Nomisma, nel periodo 2024-2035, questi rincari saranno compresi in una forbice che va dai 64 euro a tonnellata ai 96 euro, spinti dalla riduzione delle quote disponibili, dall’intervento della Market Stability Reserve e dalla speculazione finanziaria. La riforma del sistema ETS è attesa entro la fine della legislatura europea (2024-2029), ma intanto le emissioni calano soprattutto per effetto della deindustrializzazione, non per reale efficienza.

Davide Tabarelli

LA VOCE DEGLI EURODEPUTATI

Sono poi intervenuti gli eurodeputati Stefano Cavedagna, Giorgio Gori (in videocollegamento) e Massimiliano Salini. Cavedagna ha parlato di un’ubriacatura green che ha colpito l’Europa, con conseguenze gravi per tutto il manifatturiero. Gori, relatore della Risoluzione sulle industrie ad alta intensità energetica, ha puntato il dito sugli squilibri nella redistribuzione dei proventi ETS:

“In Germania le imprese ricevono 3 miliardi, in Italia solo 600 milioni. Serve un riequilibrio e una maggiore attenzione su queste distorsioni”.

Salini, infine, ha sottolineato come “la ceramica al momento per fortuna sia esclusa dal CBAM” e che il sistema ETS “presenta elementi che vanno corretti, anche se il pensiero che ha mosso i legislatori nell’attuazione di queste misure era ed è ancora corretto: far diventare l’Europa non solo il mercato unico più vivace al mondo ma anche quello più sostenibile”.

LA TAVOLA ROTONDA CONCLUSIVA

Il confronto finale, moderato dalla giornalista Ilaria Vesentini, ha riunito i rappresentanti delle istituzioni – regionali e nazionali – e del mondo imprenditoriale per discutere in modo pragmatico le sfide poste dal sistema ETS, dal CBAM e dai costi energetici sul settore ceramico. Il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla ha ricordato gli interventi introdotti a sostegno delle imprese e dell’economia regionale, quali la sperimentazione sui mini-reattori nucleari, lo stoccaggio di gas naturale di Minerbio e il rigassificatore di Ravenna.

“Vedo un grande rischio di degrado geo valoriale”, ha sottolineato Colla, “che mette in discussione la libertà di impresa. Nel sistema ETS andrebbe eliminata la speculazione finanziaria e sul decreto concessioni idroelettrico è necessario mettere a disposizione un basket finanziario per gli energivori, destinando loro quota parte dell’energia prodotta”.

“I costi dell’energia rischiano di ammazzare le imprese”, ha rimarcato Antonio Gozzi, Special Advisor di Confindustria. “Il caso della ceramica è emblematico: un settore di eccellenza dell’industria italiana penalizzato da cervellotiche norme europee, che lo escludono dalle compensazioni previste dal sistema ETS. Dopo 23 anni, questo meccanismo necessita di una revisione profonda e pone il tema della legittimazione dell’apparato burocratico europeo, che continua a danneggiare la competitività della propria industria senza una reale analisi costi-benefici dell’iper-regolamentazione Ue”.

Franco Manfredini presidente della Commissione Energia di Confindustria Ceramica, ha sottolineato come “l’energia sia il problema per l’industria italiana, tanto di più per il settore ceramico che ha una incidenza degli stessi pari ad 1/3 dei costi industriali delle imprese. Un valore assoluto elevato, ma che diventa ancor più pesante laddove si consideri il differenziale di prezzo rispetto a quello pagato dai nostri concorrenti, non solo extra europei. Sull’ETS non possiamo più aspettare: sono necessarie deroghe per quei settori, come quello ceramico, che hanno già investito sulle migliori tecnologie disponibili”.

Ha concluso i lavori il viceministro alle imprese e made in Italy, Valentino Valentini. “Lo scenario degli ultimi tre anni ci ha costretto a modificare il mix di approvvigionamento energetico: l’approccio al green deal è corretto, tuttavia le scadenze e i percorsi sono da rivedere”.

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