L'industria ceramica italiana ferma per Covid. E in Spagna?

L’allarme di Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica: “Siamo molto preoccupati, perché le decisioni messe in campo dal Governo italiano per arginare la diffusione del contagio stanno minando la competitività del settore”

Con il DPCM del 22 marzo per il contenimento della diffusione del contagio del coronavirus, in Italia si sono fermate tutte le attività produttive non essenziali, fra cui la produzione di ceramica e, a monte nella filiera, il comparto delle macchine per ceramica. Le aziende produttrici di piastrelle hanno avuto 3 giorni di tempo per spegnere i forni e completare le spedizioni già predisposte. Poi lo stop fino al 3 aprile, che il nuovo DPCM del 1/4/2020 ha ulteriormente prorogato fino al prossimo 13 aprile. A nulla sono valse (almeno fino a venerdì 3 aprile) le reiterate richieste di Confindustria Ceramica alle prefetture e alle autorità, volte a consentire la continuità delle sole attività di spedizione delle merci già in giacenza.

Un bel danno per il comparto che si vede penalizzato su più fronti, come ha segnalato Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica, sulle pagine de Il Sole 24 Ore il 2 aprile:

“Siamo molto preoccupati, perché le decisioni messe in campo dal Governo per arginare la diffusione del contagio stanno minando la competitività del settore e questo non è un danno solo per le nostre imprese che bruciano fatturato e quote di mercato, ma per tutto il sistema Paese”.

Da un lato, l’industria ceramica italiana aveva già ottemperato a tutte le misure richieste per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori (con il personale degli uffici ovviamente già tutto in smart working), degli addetti ai magazzini e dei trasportatori.

Dall’altro, l’andamento degli ordini ricevuti fino alla metà di marzo aveva mostrato un recupero rispetto ad un poco brillante 2019.

Ora la preoccupazione sta tutta nel pericolo di perdere quote di mercato a favore dei principali concorrenti europei, ossia gli spagnoli, che, pur vivendo un’emergenza sanitaria nazionale paragonabile a quella italiana, hanno avuto il via libera per tutte le attività di spedizione delle merci. Anche in Spagna, il Regio Decreto legge 10/2020 del 29 marzo ha fermato tutte le attività produttive non essenziali (inclusa la ceramica), ma, con due successive note interpretative (il 31 marzo e i 1° aprile), il Ministero dell’Industria ha accolto le richieste dell’associazione di categoria Ascer, autorizzando il proseguimento delle spedizioni di merci in giacenza destinate sia all’esportazione che al mercato domestico (Fonte El Mundo, 2 aprile).

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