Un 2002 difficile per le piastrelle di ceramica italiane

Un 2002 difficile per le piastrelle di ceramica italiane27/05/2003 - In occasione dell'assemblea generale Assopiastrelle, durante la quale Sergio Sassi è stato riconfermato presidente con oltre il 98% dei consensi, sono stati resi noti i dati dell'indagine statistica nazionale sull'Industria italiana delle piastrelle di ceramica. Il 2002 è stato per il settore un altro anno difficile. I principali indicatori economici sono in calo.
I volumi delle vendite sono passati dai 620, 1 milioni di mq del 2001 a 608,4 milioni di mq dello scorso anno con un calo dell'1,89%. La diminuzione maggiore sul mercato interno, dove le vendite sono scese di circa 5 punti percentuali attestandosi su 170,7 milioni di mq. Una stasi si è avuta invece nelle esportazioni: 437,7 milioni con un lieve decremento dello 0,69%. L'export, dunque, continua a trainare l'industria italiana, rappresentando oltre il 72% della produzione. Anche la produzione ha subito una forte battuta d'arresto: 605,5 milioni di mq contro i 638,4 del 2001 con un calo del 5,16%, la peggiore variazione negativa dal 1985. (vedi tabella in allegato)

Aumenta invece il fatturato che, con un incremento dello 0,68%, ha raggiunto la cifra record di 5.318,6 milioni di euro. Questo risultato positivo è dovuto ai buoni risultati ottenuti sui mercati esteri (3.868,97 milioni di euro, +1,86%) e all'aumento del 2,61% del prezzo medio di vendita complessivo.
Per la prima volta da anni si è avuta poi una riduzione di 5 milioni di mq nelle giacenze di magazzino (213 milioni di mq). La riduzione negli stock ha interessato principalmente la monocottura e la bicottura, mentre sono aumentati i volumi di gres porcellanato, in particolare smaltato, traino della produzione.

Negli approfondimenti:

I mercati esteri

La struttura dell'Industria

La produzione per tipologia di prodotti

I forni attivi in Italia

Le considerazioni di Assopiastrelle

In allegato: le tabelle con i dati economici più importanti e le esportazioni di piastrelle di ceramica nel mondo
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I mercati esteriI mercati esteri

L'Italia, grazie ad un export del 72%, si conferma leader nel commercio internazionale.
Nei paesi dell'Unione Europea nel 2002 si è registrato un calo delle vendite del 4,05% nei volumi e un -1,12% in valore. I cali maggiori nei volumi in Portogallo (-13,62%) e Germania (-10,57%). Gli aumenti maggiori in Svezia (+9,62%) e Gran Bretagna (+7,48%).
Negli altri mercati di esportazione il risultato peggiore si registra in Polonia, dove il calo dei volumi esportati è stato pari al 39,14%. Positivi invece i mercati in Australia (+17,32), Stati Uniti (+16,22%) e Russia (+13,92).
Nonostante la forte contrazione del mercato, la Germania si conferma primo mercato di esportazione con 70,7 milioni di mq. Al secondo posto gli Stati Uniti con 65,4 milioni di mq e al terzo la Francia con 56,9 milioni di mq (-l'1%).
La struttura dell'Industria italianaLa struttura dell'Industria

Al 31 dicembre 2002 in Italia erano presenti 241 imprese industriali produttrici di piastrelle di ceramica (-7 unità rispetto al 2001) con un'occupazione pari a 30.799 addetti: -1,75% rispetto al 2001 e 549 unità in meno dal 1995.
Continua il processo di razionalizzazione del settore avviato già da alcuni anni, che si delinea attraverso l'uscita dal mercato di aziende di piccole dimensioni, fusioni societarie, trasformazioni di aziende manifatturiere in società commerciali, fenomeni associati allo sviluppo, ed in alcuni casi la nascita di marchi commerciali identificanti particolari e specifiche tipologie di prodotto / segmento di mercato.
In flessione (-10,89%) il volume degli investimenti (euro 268 milioni, pari al 5,04% del fatturato) principalmente indirizzati verso le produzioni in gres porcellanato.
Tra le zone di produzione, si conferma il ruolo centrale di Modena e Reggio Emilia (80,15% dei volumi totali) e delle restanti province dell'Emilia Romagna, (9,67%), mentre nelle altre regioni i volumi arrivano a coprire il 10,17%.
La produzione per tipologia di prodottiLa produzione per tipologia di prodotti

Prosegue la crescita del grès porcellanato (329,2 milioni di metri quadrati, pari al 54% della produzione complessiva di piastrelle). L'incremento è dovuto soprattutto alla componente smaltata (188,8 milioni di metri quadrati, circa il 31% del totale) la cui produzione è aumentata del 17,20% (10 punti percentuali in meno rispetto al 2001). Il porcellanato a tutto impasto, invece, con una flessione del 4,86%, si attesta sui 140,4 milioni.
Lo scorso anno ha visto al contrario un calo della monocottura che si attesta sui 186,9 milioni di metri quadrati, il 30,86% del totale. In contrazione anche la bicottura (-9,11%, ora pari a 60,7 milioni di metri quadrati), mentre un calo del 5,5% porta i cotti rustici ed il clinker rispettivamente a 5,9 e 4,9 milioni di metri quadrati. Le destinazioni d'uso evidenziano un aumento delle piastrelle per pavimenti che passano dal 78,70 al 79,83%.
In valore assoluto i pavimenti sono pari a 471,9 milioni di metri quadrati, derivanti per circa 326 milioni di metri quadrati dal gres porcellanato e per 132 dalle monocotture. Il rivestimento, invece, ha nelle bicotture (59,6 milioni di mq) e nelle monocotture (54,8 milioni di mq) le sue principali tipologie.
I forni attivi in ItaliaI forni attivi in Italia

Il sistema industriale si compone di 773 forni attivi a fine 2002, 27 in meno rispetto all'anno scorso e 46 rispetto al 2000.
I valori più alti di riduzione del numero dei forni riguardano la monocottura (-38 unità per un totale di 167 forni) in linea con la progressiva sostituzione di questa tipologia con il gres porcellanato smaltato. In questo comparto, infatti, su un totale di 308 forni, 29 sono stati installati lo scorso anno.
Per la bicottura si hanno 157 forni (-13 rispetto al 2001), per i cotti rustici 74i, (+ 1 sul 2001), mentre rimane stabile il clinker (11 linee installate).
Le considerazioni di AssopiastrelleLe considerazioni di Assopiastrelle

Secondo l'analisi fatta da Gian Pietro Mondini, presidente commissione statistiche dell'associazione, e Franco Vantaggi, direttore generale di Assopiastrelle, anche il 2003 sarà un anno difficile per l'industria ceramica italiana, mentre per vedere l'inizio della ripresa si dovrà attendere il 2004. I primi 20 giorni di maggio hanno fatto registrare però dei segnali positivi anche se ancora troppo deboli per poter parlare di ripresa.
A preoccupare i produttori di piastrelle è il dollaro debole. Negli Usa, tuttavia, le vendite crescono sia per la riscoperta della casa quale investimento, sia perchè i pavimenti in ceramica stanno togliendo quote di mercato ad altri materiali come la moquette e il vinilico.
Anche la Cina rimane al centro delle preoccupazioni. "La tracciabilità delle piastrelle è una questione da affrontare - ha detto Mondini - Ci sono produttori che marcano le scatole con marchi italiani senza mettere il marchio di provenienza. Abbiamo bisogno di chiarezza verso gli utilizzatori finali"
Sul fronte italiano, invece, l'industria italiana delle piastrelle in ceramica rivolge al governo la richiesta di rinnovare gli incentivi alla ristrutturazione di immobili e denuncia la difficile situazione delle infrastrutture per la mobilità del distretto ceramico italiano. Secondo i vertici Assopiastrelle, le imprese italiane devono infatti potenziare la logistica nelle aree dove possono espandersi e puntare sul segmento di alto di gamma, l'unico dove l'industria italiana rimane leader incontrastato. Per gli altri prodotti, infatti, i costi dell'industria italiana non sono competitivi. Aumenti si sono avuti nei costi delle materie prime, dell'energia, dei trasporti e di altre componenti del costo industriale.
I dati economici principaliind_economici_Assopiastrelle.pdfEsportazioni italiane nel mondoesportazioni_mondiali.pdf

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