L'essenza della decoratività
by Pamela Albanese, Tosilab (Fiorano, Italy)
Per molti anni il decorativismo è stato sopito per mano di uno dei suoi nemici più accaniti che l’ha bandito dagli universi dello stile: il minimalismo.
Da un po' di tempo assistiamo a un rinnovato desiderio di importare nei nostri interni forme, motivi e cromatismi che provengono da tempi e luoghi più disparati, ma che hanno il potere di creare nei nostri ambienti nuove melodie. Le motivazioni affondano le radici nel fatto che tali elementi decorativi, oltre a far evadere con la fantasia dal quotidiano, trasmettono positività.
Il concetto è ampiamente investigato dalle teorie del colore: da parecchie stagioni l’autorevolissimo Pantone propone nei suoi fashion report esclusivamente palette che inneggiano al benessere e a una visione ottimistica della vita, decretando "colour of the year 2016" il duetto rosa quarzo e azzurro deputati a infondere serenità.
Grazie a colore e grafica, la pelle degli oggetti più disparati diviene un laboratorio sperimentale e sta rifiorendo in tutti gli ambiti un rinnovato amore per la ricchezza delle superfici creative. Sono soprattutto i rivestimenti murali come le carte da parati e gli accessori tessili della casa a cogliere questa rivoluzione in cui toni e disegni investono il mondo degli interni con il loro portato emotivo ed evocativo.
La cosa non sorprende affatto se si pensa che l’espressione chiave del vivere autentico oggi è "star bene" negli ambienti.
Lo scorso gennaio Heimtextil di Francoforte, una delle maggiori fiere di tessile da interior, ha scelto di intitolare "Well-being 4.0" la sezione dedicata ai trend, proprio a riprova che qualunque sia l’area che un designer deve vestire, da qui ai prossimi anni, la sua unica preoccupazione è di far stare bene chi tale ambiente deve viverlo.
Tutto ciò è determinato dalla variazione di gusto e dal profondo cambio del nostro universo abitativo, che si configura sempre di più come sfera accogliente, confortevole, dove emerge con forza la personalità di chi abita. Ed è proprio sulla possibilità di personalizzare e rendere unici i propri spazi che fanno leva le idee decorative.
Le tematiche soggette a interpretazione sono innumerevoli: scorci esotici, ramage, foliage, fiori (che si confermano il soggetto più interpretato), geometrie regolari e irregolari, creazioni astratte o oniriche, pattern d’ispirazione anni ’50 e anni ’70, tratti tipici dei writers urbani, damaschi e motivi ducali rivisti in chiave degradé, effetti tessuto raffinato o fibra naturale grezza a volte caratterizzati da inserti preziosi come oro e argento.
E non sono da meno le tecniche di trasferimento del segno: bozzetti a mano libera, acquerelli, sfumati, pattern geometrici, gigantografie, effetti tridimensionali e texture uniti alla stampa bidimensionale, nuance stupefacenti con alternanza di lucido e opaco, insomma in un mondo con così tanta varietà si può trovare davvero una declinazione stilistica per ogni esigenza.
Ma cosa distingue lo spirito decor contemporaneo da quello passato? Una delle migliori spiegazioni ce la offre un professionista molto attento all’utilizzo di toni e customizzazioni delle superfici, Karim Rashid, che in un’intervista di qualche mese fa ha dichiarato che oggi la decorazione sensata si applica al design nel momento in cui mantiene un bilanciamento estetico con l’idea del progetto complessivo ed è quindi pertinente e coerente con esso. Quindi l’ornamento per avere un quid estetico necessita di vivere in una relazione studiata con gli altri elementi del luogo dove essa viene impiegata.
Per fare un esempio, in genere, in ambito retail va a caratterizzare determinate aree del layout in alternanza a zone per così dire monotone, per differenziare gli ambienti in base alle destinazioni d’uso.
Ma in questi luoghi il motivo quasi sempre funziona come un nuovo pretesto evocativo che introduce un contenuto ulteriore, non insito originariamente; un caso emblematico sono gli store del brand di abbigliamento grunge Replay, che ultimamente inseriscono carte da parati in damasco black&white in contesti estremamente connotati da stile industriale. Un ossimoro visivo all’interno di un contesto prettamente urbano, che non si avverte più ai nostri occhi come incoerente, ma anzi come contrasto studiato, gradevole e geniale.
L’altra faccia del decoro è proprio poter attingere in modo semplice a contenuti visuali che altrimenti sarebbero introvabili (vedi il fioccare dei wallpaper con stampe di giungle a formato reale), espedienti per accostare cose che normalmente non sono accostabili, per generare contaminazioni stilistiche inedite. I fattori sono due: il primo è il nomadismo contemporaneo, che pervade ogni forma di cultura e alimenta la tendenza al decorativismo; prende spunto e rielabora gli stili di paesi lontani fra loro, restituendone il sapore negli interni.
Ad esso si aggiunge il design fluido dell’era digitale, smaterializzata, cinetica e informale - sempre per citare Rashid - dove tutto può stare nello stesso posto e noi ci possiamo muovere serenamente anche fra scelte opposte. Tale abbattimento dei confini fra i generi trova nella carta da parati il suo esempio più rappresentativo: su tale piattaforma le tematiche si mescolano trovando la migliore sintesi estetica in termini di forme e colori.
Qualunque sia il modo in cui l’ornamento prende forma - separé, tende, pannelli fonoassorbenti, boiserie, altri oggetti funzionali o meno della casa – e anche nei casi di grafiche esuberanti, comunque tale energia creativa non è mai invadente, ma è sempre ben dosata per cogliere la relazione con le altre componenti e valorizzare l’effetto finale del contesto, a prescindere che il risultato sia chic ed essenziale o estroso ed eclettico.
A riprova di ciò è la consuetudine di circoscrivere la decoratività murale, evitando di presentarla all-over in un ambiente, ma limitandola a determinate aree, in certi casi addirittura inusuali, come ha scelto di fare il designer Andrea Castrignano nell’appartamento di via Durini a Milano, dove ha usato delle grafiche perfettamente in linea con la camera da letto, ma presenti solo a soffitto. Lo scopo è regalare a chi fruisce la stanza la possibilità di guardare in alto e far volare la mente verso un cosmo immaginifico.
Altre volte i temi ornamentali sono inglobati nella materia e ne prendono i cromatismi senza aggiungere altro, come accade per tutte le microtexture trasferite su legni, cementi e marmi, letteralmente impressi nella sostanza di cui è fatto l’oggetto.
Infine, nell’universo interconnesso delle discipline visive, la decorazione si riscopre come il territorio privilegiato dell’incontro fra arte e design: strepitosi crossover espressivi fanno vivere le opere d’arte celebri dentro oggetti quotidiani, come accade per la reinterpretazione dei disegni di Fornasetti, o ispirano le aziende a collaborare con artisti internazionali per personalizzare i loro prodotti, come fa il brand portoghese Vista Alegre.
La vera potenza della decoratività è di puntare dritta al cuore, senza la necessità di spiegazioni ulteriori, poiché all’interno di uno spazio è il fattore che più di tutti catalizza l’attenzione, pertanto è uno dei modi migliori, oltre che per conferire un’impronta unica allo spazio, per dare voce alle proprie emozioni.
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