L’export cinese di piastrelle scende a 600 milioni mq
Nel 2024 la Cina registra una nuova flessione del 2,5% dei volumi esportati, ma resta il maggiore esportatore mondiale di piastrelle in volume davanti all’India.
Nel 2024 è proseguita la parabola discendente delle esportazioni cinesi di piastrelle ceramiche, in progressiva e costante contrazione da oltre un decennio, con l’unica interruzione del trend negativo nel 2023. I dati raccolti ed elaborati dal Centro Studi Mecs mostrano che, dopo il +6% di due anni fa, i volumi esportati dal gigante asiatico nel 2024 hanno segnato una nuova flessione del 2,5%, scendendo da 615 a 600 milioni mq. Volumi che comunque consentono alla Cina di mantenere il primato di maggiore esportatore mondiale di piastrelle, complice anche la ben più brusca contrazione del suo diretto inseguitore – l’India – le cui esportazioni sono scese l’anno scorso a 525 milioni mq (-11%).
Oltre 7 piastrelle su 10 vendute in Asia
Il peso del continente asiatico sulle vendite estere della Cina è sempre più evidente e rilevante. Nel 2024 l’Asia (incluso il Medio Oriente) ha assorbito 442,5 milioni mq di piastrelle cinesi (+0,9% sul 2023), vale a dire quasi il 74% dell’export totale (contro il 52% di appena 10 anni fa). Sono in Asia 14 dei primi 20 mercati esteri dell’industria ceramica cinese, tra cui, nella top 5, si confermano Filippine, Indonesia, Corea del Sud, Malaysia e Tailandia.
In flessione l’anno scorso le esportazioni verso l’America Latina (66 milioni mq; -11%), seconda area di destinazione della piastrella cinese; qui, tra i principali mercati - Peru, Cile, Colombia e Repubblica Domenicana -, solo la Colombia ha registrato un incremento di vendite.
Nel 2024 si è accentuato anche l’ormai decennale declino delle esportazioni cinesi in Africa, giustificato dal parallelo forte sviluppo di insediamenti produttivi cinesi nel continente; le vendite sono scese a 34 milioni mq (-29%), destinate per lo più in Senegal, Kenya, Camerun, Ghana, Nigeria e Sud Africa.
La piastrella made in China si rafforza invece in Oceania, dove l’anno scorso sono stati esportati 37,6 milioni mq (+10,6% sul 2023); di questi, 33 milioni mq (+9,4%) sono stati venduti in Australia, sempre sesto maggiore mercato estero della Cina che qui detiene una quota di mercato intorno al 75%.
Con l’introduzione dei dazi antidumping negli Stati Uniti dal 2020, la presenza cinese in Nord America è ormai limitata quasi esclusivamente all’export verso il Canada, 16° mercato estero della Cina, dove nel 2024 le vendite sono cresciute del 9% a 9 milioni mq; altri 3 milioni mq sono stati esportati in Messico e USA, entrambi in calo.
Infine l’Europa (UE ed Extra UE), mercato ormai residuale per la ceramica cinese, ulteriormente in calo nel 2024 a 8 milioni mq.
Oltre 80% delle esportazioni nei primi 20 mercati
L’analisi più dettagliata dell’andamento dei singoli paesi di destinazione delle piastrelle cinesi mostra alcune evidenze interessanti.
Innanzitutto, la concentrazione delle vendite nei principali mercati: nel 2024, su circa 200 paesi verso i quali la Cina ha esportato piastrelle, i primi 20 hanno rappresentato l’82,6% dell’export totale in volume (o l’81% al netto di Hong Kong, regione amministrativa speciale), ossia 496 milioni mq su 600. Altri 33 Paesi hanno importato dalla Cina volumi compresi tra 1 e 5 milioni mq; sotto il milione di metri quadrati tutti gli altri.
In secondo luogo, l’andamento eterogeneo nei vari paesi: sei dei primi 20 mercati hanno registrato nel 2024 contrazioni a doppia cifra delle vendite in volume (Indonesia, Cambogia, Perù, Isarele, Myanman, Rep. Dominicana), mentre altrettanti hanno segnato decisi incrementi (Malaysia, Tailandia, Vietnam, Corea del Nord, Colombia, Kazakistan).
I ricavi in forte flessione
A fronte di una contrazione dei volumi esportati del 2,5%, il valore delle esportazioni cinesi di piastrelle nel 2024 pare mostrare una ben più netta flessione. Secondo i dati doganali cinesi, i ricavi export sarebbero scesi dai 4,27 miliardi di euro del 2023 ai circa 3 miliardi del 2024, una variazione negativa del 30%. Il calo avrebbe riguardato quasi tutti i principali mercati, inclusi quelli in cui l’export in volume è cresciuto di più. Uniche eccezioni l’Australia (+2,6% in valore, a 185 milioni di euro) e il Kazakistan (+28,6% a 31 milioni di euro). Il calo del prezzo medio di vendita risulta sensibile e generalizzato, tranne che in Indonesia dove si è mantenuto stabile a 3,2 €/m2.

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