Cina: industria e mercato ancora in flessione

La produzione cinese di piastrelle è calata nel 2024 del 12% a 5,91 miliardi mq, pari al 48% della capacità produttiva installata. Si intensifica l’uscita dal mercato delle aziende meno solide ed efficienti.

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Per il terzo anno consecutivo, nel 2024 l’industria cinese produttrice di piastrelle ceramiche ha assistito ad una contrazione della produzione nazionale, un trend negativo innescato dalla crisi del settore immobiliare del 2021 e dal conseguente crollo dei consumi nazionali. A questo si somma la flessione delle esportazioni, costante ormai da un decennio. 

Secondo la China Building and Sanitary Ceramics Association, l’anno scorso la produzione nazionale di piastrelle è scesa a 5,91 miliardi mq, con un calo del 12,1% rispetto ai 6,7 miliardi mq del 2023. Questo, in presenza di una capacità produttiva installata nel paese che resta estremamente elevata, pari a 12,21 miliardi mq, gestita con sempre più lunghe interruzioni della produzione durante l’anno o lasciando del tutto inattive intere linee.

Gli effetti di una così enorme sovracapacità produttiva sono evidenti: intensificazione della concorrenza basata sui prezzi, indebolimento della redditività aziendale, aumento delle imprese in perdita e uscita dal mercato di quelle meno solide.

Peraltro, l’opinione prevalente tra gli analisti cinesi è che l’industria ceramica nazionale non sia ancora arrivata al termine della sua curva discendente e dovrà affrontare ancora almeno tre anni di contrazione della produzione, con conseguenze inevitabili anche sulla composizione del settore.

Un’industria sempre più concentrata

Un’approfondita indagine sul campo, condotta l’anno scorso da Ceramic Information Network, ha prodotto una fotografia puntuale della struttura del settore e dell’impatto della crisi degli ultimi tre anni sulle imprese.

Secondo lo studio - presentato il 26 dicembre scorso alla 14a Ceramic Conference di Foshan -, nel 2024 erano attive 938 aziende produttrici di piastrelle e lastre per un totale di 2.193 linee produttive. Il calo rispetto al 2022 è stato di 102 imprese (-9,8%) e 292 linee (-11,7%), mentre la capacità produttiva totale è diminuita nel biennio solo del 2,8% a 12,2 miliardi mq, data la tendenza a sostituire linee esistenti con impianti a maggiore produttività.

Una capacità produttiva che, tramite l’aumento delle operazioni di M&A, è sempre più concentrata in grandi gruppi da oltre 100 milioni mq/anno.

Le regioni con la maggiore capacità installata sono, nell’ordine, Guangdong, Jiangxi, Fujian, Guangxi, Shandong, Sichuan, Henan, Hebei, Hubei e Liaoning. L’indagine ne ha analizzato anche il grado raggiunto in termini di conversione al gas naturale, rivelando forti disomogeneità: se, complessivamente, il 57,9% delle imprese cinesi (543) utilizza già il gas naturale, a livello regionale si va dal 4,5% del Guangxi e il 13,4% dello Jiangxi, al 74,6% nel Fujan e all’85,3% nel Guangdong, fino al 96-98% nello Shandong e nel Sichuan.

Cao Rubing, Vice general manager of Ceramic Information Network presents the survey results at the 14th Ceramic Conference

Trasformare il modello di business: dalla fabbrica al consumatore

Il processo di razionalizzazione dell’industria ceramica cinese non è certo un fenomeno recente, basti ricordare che nel 2017 le aziende produttrici di piastrelle erano 1.366 con un totale di 3.264 linee. Tre anni prima erano ancora di più: 1.452 imprese con 3.600 linee!

A cambiare sono le ragioni alla base del ridimensionamento del comparto: di natura politica dal 2017 al 2022 (con l’eliminazione delle fabbriche più inquinanti e meno produttive dovuta all’inasprimento delle normative per la protezione ambientale e al trasferimento di interi poli manifatturieri in aree poco urbanizzate); esclusivamente legate alla crisi del mercato in questi ultimi anni.

Un processo di selezione naturale che, come sempre accade nei sistemi industriali ad alta competitività, premia i player più efficienti dal punto di vista produttivo e gestionale, i più rapidi a riadattare il proprio modello di business in funzione di cambiamenti radicali di scenario, i più flessibili a modificare l’offerta produttiva in base a nuove richieste del mercato.

E il mercato, anche in Cina, oggi chiede qualità, affidabilità e servizio: minori volumi, ma di prodotti più innovativi, personalizzati, sostenibili e con caratteristiche prestazionali più elevate.

Gong Wei, General Manager of the China Building and Sanitary Ceramics Association

Che “l’inverno dell’industria ceramica cinese” – come viene descritto dai media locali - sia ancora all’inizio è stato sottolineato anche da Gong Wei, segretario generale della China Building and Sanitary Ceramics Association, nel suo intervento alla 14a Ceramic Conference:

Nei prossimi 3-4 anni assisteremo ad una ancor più rapida trasformazione del modello produttivo delle imprese. Produzione e vendite continueranno a contrarsi e la competizione accelererà il ritmo di eliminazione delle imprese dal mercato”.

L'attenzione delle aziende deve spostarsi quindi dalla fabbrica al consumatore, dal volume al valore, dalla guerra sui prezzi all’innovazione di prodotti, canali e servizi, tutto questo, con una visione a lungo termine.

Questa grave crisi – ha aggiunto – sta già di fatto forzando il cambiamento in questa direzione e i risultati sono tangibili: le imprese più impegnate su innovazione e qualità stanno continuando a crescere nonostante la situazione avversa”.

Ovviamente, un ruolo cruciale in questa trasformazione lo giocheranno la dimensione e la solidità aziendale, ma anche modelli produttivi più flessibili e versatili, che garantiscano efficienza e sostenibilità economica anche in presenza di piccoli lotti e produzioni simultanee di articoli diversi, così come cambi rapidi di tipologie.

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