Tendenze design: un anno stellare
Pamela Albanese - Tosilab
Quanto è destinato a durare un trend? È questa la domanda che sorge quando notiamo che timidamente si sta cominciando a manifestare una nuova direzione. In genere, prima percepiamo dei segnali deboli, delle mere tracce che poi pian piano prendono corpo in modo sempre più deciso, in ambiti diversi, fino a delineare ben chiara una strada. Ma tale strada sarà un rettilineo o una chicane dietro l’altra? Quante direttrici la intersecheranno? Fin dove porterà e per quanto tempo la percorreremo?
L’esperienza ci ha dimostrato che è difficile rispondere a quesiti del genere quando il trend si trova in fase pre-emergente, sarà man mano che esso si sviluppa che comprenderemo le sue evoluzioni. Tuttavia, alcune tendenze per propria natura nascono già eccessivamente determinate con confini poco espandibili. Esse non sono sufficientemente durature e concettualizzabili da potersi incarnare o annidare in altre o anche solo contaminarle. Tali mode si definiscono già sul nascere un po’ più brevi rispetto ai trend forti che invece sono facilmente trasversali ad altri orientamenti. In gergo, tali mode piuttosto effimere si definiscono “fad” e si esauriscono presto.
A questa tipologia appartiene il trend che prende in esame l’intergalattico. Ma a prescindere dalla sua durata non può essere ignorato, poiché campeggia nel firmamento del design e non solo.
Anche i trend effimeri comunque riemergono con ciclicità negli anni. Se esistesse una storiografia sufficientemente datata dei trend, inseriremmo questo a buon diritto fra i più presenti nella storia dell’umanità.
Nel panorama del design lo sguardo rivolto in alto determina linee di tendenza che si sostanziano in prima battuta con un’icona del mondo extraterrestre relativamente prossimo a noi: la Luna. Sulle superfici degli oggetti si scorgono crateri che evocano quelli della crosta lunare, resi soprattutto in scala di grigio, e con essi materiali naturali (tipo i travertini o i ceppi), che spontaneamente presentano questi caratteristici buchi di superficie. La luna stessa inserita nel suo ambiente soffuso diviene motivo decorativo di stampe, mentre le sue forme si prestano al design di lampade e oggetti che spesso ne simulano le fasi, tipo la Occa Lamp, prototipo interattivo di Mikael Martinsson.
Al moon style è collegato il folto immaginario astronauta: si va dalle icone dell’allunaggio alla rivisitazione in chiave moderna di elementi di dotazione astrofisica come le tute spaziali, i caschi, i decorativi tubolari di metallo, che servono a far passare l’ossigeno, l’attrezzatura standard di navicelle e stazioni aeree. Il cinema di quest’ultimo anno e mezzo è costellato di uscite a tema come The Arrival, Passengers, I guardiani della galassia II, Rogue One: A Star Wars Story e così via.
Dalle mille sfumature di grigio delle atmosfere lunari che arriva a contemplare l’oscurissimo horror vacui dei buchi neri, si passa alle iperboli policromatiche che ricordano le galassie lontane. La rievocazione delle atmosfere planetarie è comunque influenzata dall’immagine che negli anni Ottanta determinava l’idea di extraterrestre. Con lo sguardo vintage e opulento di quel periodo dobbiamo rileggere la rinnovata passione per il cosmo.
È così che anche sulle passerelle di quest’anno atterrano capi stellari, tra fogge siderali e abiti galattici, si gioca molto sull’accostamento fra cosmico e ironico. Stelle cadenti precipitano su abiti couture, scarpe e borse, come le sneakers Super Star di Yves Saint Laurent, le magliette L’Etoile di Christian Dior e la Zodiac jacket con ricami di Lesage di Schiaparelli. Se non riconosciamo sui vestiti la forma della stella, è il suo bagliore, dato da polveri o da inserti in metallo, che ci travolge. Così come nel mondo del make up dove i riferimenti sono alle hostess kubrickiane di 2001 Odissea nello spazio. Chanel propone una vetrina con giochi di tubolari argentei tipiche delle navicelle spaziali, e, per la prossima collezione, lancia una donna pronta a salpare per lo spazio, accompagnata da un trucco dal gusto futuristico ispirato all’immaginario vintage. All’eroina classica Ipazia e allo studio antico dell’astrologia è dedicata la vetrina degli store del brand La Perla, un tripudio di blu e oro con manichini tutti rivolti con il naso all’insù. Inoltre Marte e il suo desolato panorama di terra rossa, intervallato solo da sfere riflettenti argentate, è il background dell’ultima campagna pubblicitaria di Colmar.
Il trend galattico dalle passerelle si spinge fino al mondo dell’home decor. È così che arredi e rivestimenti si ispirano a cieli infiniti e costellazioni policrome. Diesel Living, insieme a Seletti, continua a promuovere la visionaria collezione Cosmic Dinner fatta di piatti che rappresentano i nove pianeti del sistema solare, non solo per l’uso a tavola ma anche come decorazioni parietali, di vasi a forma di astronauta e di contenitori sale e pepe a forma di missili. Non resta indenne dalla contaminazione aliena neanche il design minimale scandinavo, persino il sobrissimo marchio Lammhults ha interpretato le sue sedute modulari con tessuti blu notte su cui risplendono incastonati polveri di stelle. Per non parlare del padiglione avanguardistico della Stockholm Furniture & Light Fair, dedicato alle scuole di design e agli indipendenti, che proponeva quest’anno una sezione popolata di materiali di altri pianeti, come pepite di asteroidi argentei, potenziali fossili siderali e muffe marziane ai limiti della fantascienza.
In ambito artistico, uno dei casi più emblematici di vocazione interstellare è l’opera del tedesco Michael Najjar che nella sua biografia, oltre a definirsi fotografo, specifica di essere un “adventurer and future astronaut”. Difatti tutta la sua attività professionale gravita intorno all’esplorazione dello spazio extraterrestre e alla possibilità di poterci vivere in futuro. La sua pagina web è rigorosamente a tema e più volte ha dichiarato di voler diventare il primo artista a viaggiare sul volo Virgin Galactic. Non a caso, il Kameha Gran Zurich Hotel, di recente, l’ha interpellato per personalizzare la sua prestigiosa Space Suite. Grazie a tetto e pavimento su cui campeggiano detriti interstellari, un letto levitante e arredi di foggia astronauta, questa suite catapulta i suoi ospiti in un universo decisamente planetario.
Tornando al design, piogge di meteoriti sono evocate in superfici ricomposte con scaglie inerti di minerali. Nel linguaggio dell’interior si tratta di agglomerati artificiali di quarzi, marmi, vetro, graniti che simulano la storica marmetta veneziana o terrazzo che dir si voglia, sebbene arricchita di forti note di contemporaneità. Dai cocci fatti dall’uomo a quelli che si trovano in natura il passo è breve: sono estrema-mente ricercati composizioni naturali ed effetti brecciati per vestire pavimentazioni e pareti.
Tale passione per i frammenti che sembrano quasi alieni sconfina dalle coperture per contaminare oggetti e addirittura superfici morbide come tessuti e tappezzeria per la casa. Insomma, che sia un astro nascente o una meteora inesorabilmente di passaggio, il fluttuare di questa astrofilia ci ha messi tutti in orbita, desiderosi sempre più di scoprire come si evolverà l’attività umana oltre l’atmosfera.
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