Ceramica Sant'Agostino, alta gamma dal 20x20 al 90x180 cm
Riconosciuta per lo stile e il design, con una forte caratterizzazione sulla ceramica decorativa da pavimento e rivestimento, Ceramica Sant’Agostino ha concluso lo scorso maggio il progetto impiantistico con cui si è dotata di una nuova linea produttiva per fabbricare piastrelle di grande formato.
Cuore del nuovo impianto è la pressa senza stampo Lamgea 33000, progettata in versione completamente customizzata, in grado di fabbricare lastre-base in formato massimo 1200x4800 mm e 900x5400 mm, a spessore variabile, dalle quali ricavare sottomultipli di grande dimensione attraverso il sistema di taglio in crudo.
Obiettivo dell’azienda guidata dalla famiglia Manuzzi non è infatti la produzione di grandi lastre ceramiche, bensì il completamento della gamma con i due formati più grandi, il 120x120 e il 90x180 cm, realizzati, come tutta la produzione del brand, nello spessore 10 mm.
Il nuovo impianto porta la produzione di Ceramica Sant’Agostino sui 4 milioni mq/anno e va ad aggiungersi alle quattro linee di cui l’azienda ferrarese dispone: tre dedicate alla produzione di piastrelle nei formati fino a 90x90 cm e 60x120 cm e una dedicata ai rivestimenti in bicottura in pasta bianca rettificata e ai formati più piccoli in gres porcellanato. Un catalogo molto ampio, con oltre 50 collezioni tra cementi, legni, tessuti, marmi e cementine, declinate in tutti i formati quadrati e rettangolari, dal più piccolo 20x20 cm fino al 90x180 cm, inclusi i listelli e i pezzi speciali.
Oltre alla pressa Lamgea, l’investimento complessivo ha previsto l’inserimento di un nuovo essiccatoio, linea di smaltatura, un forno Sacmi Eko e tre linee di finitura BMR - una completa (levigatura, lappatura, taglio e rettifica) e due per il taglio-spacco e rettifica - che servono anche le tre linee tradizionali dove si producono il 90x90 cm e il 60x120 cm.
Ceramica Sant’Agostino ha chiuso il 2017 con un incremento del 4% del fatturato, realizzato per il 70% sui mercati esteri.
Leggi l’intervista completa a Filippo Manuzzi, pubblicata su Ceramic World Review 125/2018
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