Ceramica italiana: il fatturato 2024 si attesta a 7,5 miliardi di euro

L’industria delle piastrelle chiude il 2024 con ricavi a 6,1 miliardi di euro (-1,8% sul 2023). Crollati gli investimenti (-19,4%), frenati anche dagli alti costi energetici e da un sistema ETS che drena risorse importanti. Uno sguardo agli altri quattro comparti dell’industria: sanitari, stoviglieria, laterizi e refrattari.

Generati da 248 imprese che impiegano oltre 26mila addetti diretti, i 7,5 miliardi di euro di fatturato dell’industria ceramica italiana sono certamente la prova che il sistema produttivo del Belpaese resta uno dei più avanzati a livello internazionale, nonostante un contesto che, dal punto di vista energetico e normativo, non è tra i più semplici. A certificarlo, nella sua consueta conferenza stampa di metà anno, è Confindustria Ceramica, che in occasione dell’assemblea annuale dei soci, ha presentato le indagini statistiche per l’anno 2024 relative a tutti i settori rappresentati: piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, refrattari, ceramica tecnica e laterizi.

Piastrelle e lastre: in aumento l’export

Il comparto delle piastrelle e lastre ceramiche ha chiuso il 2024 con risultati leggermente superiori alle stime preconsuntive del dicembre scorso. Le vendite totali hanno raggiunto i 378,3 milioni di metri quadrati (+2,5% sul 2023), con un fatturato di 6,1 miliardi di euro (-1,8%).

L’export ha continuato a rappresentare l’asse portante, con una quota pari all’82% delle vendite totali in valore (5 miliardi di euro, -1,4% sul 2023) e del 77,6% in volume, pari a 293,5 milioni mq (+3,1%). Il prezzo medio all’esportazione, seppure sotto pressione, è rimasto elevato, a 17 €/m2, confermando la capacità dell’industria italiana di imporsi sui mercati internazionali con un prodotto riconosciuto per design, qualità e contenuti innovativi.

Le vendite sul mercato italiano hanno confermato i livelli 2023, pari a 84,7 milioni mq (+0,4%), generando ricavi per 1,1 miliardi di euro (-3,7%).

In lieve flessione rispetto all’anno precedente, la produzione totale ha raggiunto i 369,8 milioni di metri quadrati (-1,1%), realizzata da 122 aziende che occupano 18.009 addetti diretti.  

In un quadro di sostanziale tenuta dei risultati dell’anno precedente – nel 2023, sì, fortemente contratti –, il dato più negativo che ha contraddistinto il 2024 è certamente quello relativo agli investimenti tecnologici del comparto, crollati del 19,4% a 382 milioni di euro, per quanto pari al 6,3% del fatturato del settore. Una frenata che il presidente di Confindustria Ceramica Augusto Ciarrocchi imputa in larga parte all’incertezza normativa (il Piano Transizione 5.0 si è dimostrato del tutto inefficace), all’aumento strutturale dei costi energetici e ai meccanismi del sistema ETS europeo che comprimono i margini delle aziende. Basti pensare, ricorda Ciarrocchi, che “l’ETS, le cui quotazioni sono passate dai 10 euro del 2018 ai 75 euro attuali, grava sulle imprese con un extra costo stimato in 120 milioni di euro all’anno”.

Il problema energia e le tensioni commerciali

Soffermandosi sul tema della sostenibilità, Ciarrocchi ha sottolineato come dal punto di vista ambientale, l’industria italiana produttrice di piastrelle abbia già raggiunto ottimi livelli di efficienza:L’Italia – ricorda il presidente - vanta oggi le più basse emissioni a livello mondiale nella produzione di ceramica e non è al momento prevedibile un ulteriore salto tecnologico per la decarbonizzazione”.

Il nodo principale resta quello energetico. A livello nazionale, Confindustria Ceramica chiede due cose: di azzerare il differenziale tra il prezzo italiano del gas (PSV) e il riferimento europeo (TTF), che oscilla tra 2 e 5 €/MWh, e di attuare un meccanismo di Gas Release che risponda in modo strutturale alle necessità delle imprese.

In merito al sistema ETS, invece, l’industria ceramica invoca la necessità di rientrare tra i settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti e di sospendere la riduzione delle quote gratuite prevista dal 2026, in attesa di poter disporre di una reale alternativa tecnologica.

Il commercio internazionale è un altro ambito di tensione. “L’accordo Usa – Ue sui dazi rappresenta un passaggio essenziale, da traguardare il prima possibile”, dichiara Ciarrocchi, ricordando che, se tra gli obiettivi dell’Amministrazione Trump vi è anche quello di riportare le fabbriche negli Stati Uniti, questo è un percorso che la ceramica italiana ha già compiuto da tempo, arrivando oggi a coprire un terzo della produzione statunitense.

Altro fronte caldo in tema commerciale riguarda la crescita delle importazioni di ceramica indiana in Europa, “con prodotti – afferma il presidente - che incorporano aiuti di Stato, dumping economico, ambientale e sociale”. Le esportazioni indiane di piastrelle sul mercato europeo sono aumentate del 67% nel 2023, sono rimaste sostanzialmente stabili nel 2024 per poi riprendere a salire del 10% nel primo trimestre 2025. “Il livello dei dazi antidumping esistenti oggi in Europa – continua Ciarrocchi - è troppo basso e viene sistematicamente assorbito: appare indispensabile un intervento senza indugi e che la discussione per la creazione di un’area di libero scambio UE – India escluda la ceramica fino alla risoluzione dei problemi. Ciò che sarebbe veramente necessario è l’introduzione, anche in Europa, di una legislazione sulla denominazione di origine dei prodotti, per informare e rendere consapevole delle scelte il consumatore europeo”.

A Cersaie 2025 il tutto esaurito

Dulcis in fundo: a tre mesi dall’apertura, la 42ª edizione di Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno in programma a Bologna dal 22 settembre, registra già il tutto esaurito su 155mila metri quadrati di esposizione (10mila in più rispetto al 2024). Tra le novità di quest’anno, lo spostamento nel padiglione 19 di tutto il comparto legato alla posa e l’aumento di espositori nel segmento arredobagno.

Cersaie – conclude Ciarrocchiconferma la sua capacità di attirare investimenti delle aziende perché resta il miglior luogo di interazione tra produzione, distribuzione e mondo del progetto”.

L’andamento degli altri comparti dell’industria ceramica

Circa il 20% dei ricavi totali dell’industria ceramica italiana è stato realizzato l’anno scorso dagli altri comparti del settore.

Quello dei laterizi - 57 imprese e 3.000 addetti – ha prodotto 4,1 milioni di tonnellate di mattoni e tegole nel 2024, realizzando un fatturato di 700 milioni di euro, principalmente sul mercato domestico.

L’industria produttrice di ceramica sanitaria conta 31 aziende, di cui 28 concentrate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo), e 2.700 addetti. L’anno scorso la produzione è stata pari a 3,2 milioni di pezzi e ha generato ricavi per 414 milioni di euro, di cui il 40% (circa 165 milioni di euro) sui mercati internazionali.

C’è poi l’industria dei materiali refrattari, 30 imprese e 1.546 addetti per un totale di 270.500 tonnellate prodotte e un fatturato di 348 milioni di euro (+1%), frutto di vendite sul territorio nazionale per circa 160 milioni di euro ed esportazioni superiori ai 188 milioni di euro.

Infine la stoviglieria in ceramica: 8 aziende e 668 dipendenti hanno prodotto l’anno scorso 9.600 tonnellate di stoviglie, realizzando un fatturato di 57,8 milioni di euro (+3%). Il 75% delle vendite in volume e il 63% dei ricavi si realizza sul mercato domestico.

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