Andamento polarizzato per gli indici finanziari dei produttori di sanitari in ceramica

È disponibile la prima edizione dello studio "Analisi di bilancio dei produttori mondiali di sanitari", realizzato dal Centro Studi Acimac.

Il volume, parte della collana "Analisi di Bilancio", contiene i dati economico-finanziari relativi al triennio 2011-2013 di 99 aziende di cui 37 italiane, 37 attive in altri Paesi UE e 25 operanti nel resto del mondo.

L'indagine analizza le performance economiche e finanziarie delle singole imprese e i risultati medi degli aggregati per area geografica.

Le 37 aziende italiane analizzate mostrano un alto livello di efficienza produttiva, la più alta del campione, con un valore aggiunto in rapporto al fatturato di oltre il 35%.

Valore aggiunto, però, quasi del tutto eroso a causa del costo del lavoro che incide per quasi un 31% sul fatturato e che determina un rapporto EBITDA/Fatturato di appena il 5,6%. Non c'è dunque corrispondenza nel rapporto tra l'alta intensità di capitale impiegato nell'automazione dei processi produttivi e il costo del lavoro che permane elevato. Sarebbe pertanto necessario proseguire nel processo di ristrutturazione tecnologico-produttiva e del personale, volto a ottimizzare la produttività del lavoro.

Migliore è il panorama nel resto dell'Europa, dove l'aggregato delle 37 imprese analizzate registra buoni livelli di ROE (6,3%) e ROI (4,2%). Il valore aggiunto in rapporto al fatturato è meno alto rispetto alle imprese italiane, ma il costo del lavoro per addetto è minore, con un risultato che vede l'indice CLUP (costo del lavoro per unità di prodotto) al 22,5% del fatturato (contro il 31% dell'Italia).  Inoltre, si regista un grado di capitalizzazione media delle imprese europee maggiore rispetto a quello delle aziende italiane.

Ancora migliori i dati di bilancio delle aziende degli altri Paesi (extra-UE e resto del mondo), in termini di performance e struttura finanziaria. Il costo del lavoro per addetto è infatti un terzo di quello italiano, con un indice CLUP pari a circa la metà.

Pur avendo una minore produttività del lavoro, l'impiego intensivo di manodopera consente a queste imprese di conseguire margini lordi mediamente doppi rispetto a quelli italiani: il loro rapporto EBITDA/Fatturato 2013 è pari al 12,7% (contro il 5,6% in Italia). L'utile netto risulta, nella media triennale, di oltre il 6%.

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