La ceramica italiana ai livelli pre-crisi. Ed è boom di investimenti
Confermando le stime di Confindustria Ceramica annunciate a fine anno, l’industria italiana delle piastrelle ha chiuso il 2016 con un ulteriore balzo in avanti rispetto al 2015 posizionandosi sui livelli di fatturato pre-crisi. Le 147 aziende del comparto hanno infatti realizzato un giro d’affari di oltre 5,4 miliardi di euro (+5,9% sull’anno precedente), vicinissimo ai 5,5 miliardi del 2008.
Altro dato di assoluto rilievo è il boom di investimenti messi sul piatto dai ceramisti italiani nel 2016: 400,4 milioni di euro, che registrano un incremento a doppia cifra (+14%) per il terzo anno consecutivo (dopo il +22,7% del 2015 e il +27% del 2014) e che raggiungono il 7,4% del fatturato annuale. Per i vertici di Confindustria Ceramica, Vittorio Borelli (Presidente) e Armando Cafiero (Direttore Generale) che hanno presentato i dati in occasione dell’assemblea annuale dei soci, un’incidenza così elevata, peraltro protratta da alcuni anni, è un dato eccezionale, un unicum nel settore manifatturiero, che mostra una forte propensione verso l’innovazione di prodotto attraverso l’adozione di tecnologie più evolute; obiettivo, "mantenere la leadership mondiale in un contesto positivo, anche se sempre più competitivo e concorrenziale" - dice Borelli, che aggiunge: "Quest'anno è certa un'ulteriore accelerazione degli investimenti, grazie agli incentivi fiscali voluti dal Governo che le imprese stanno ampiamente sfruttando per avviarsi verso il modello di Fabbrica Ceramica 4.0", una fabbrica digitalizzata, con processi integrati e interconnessi, che porta a livelli di efficienza mai raggiunti finora.
- Produzione e vendite
I dati presentati da Confindustria Ceramica mostrano un incremento anche per quanto riguarda la produzione nazionale di piastrelle che si attesta a 416 milioni di mq (+5,4%). In volume le vendite complessive hanno raggiunto i 414,5 milioni mq (+4,5%).
Nel bilancio dei produttori di piastrelle l’export fa ancora una volta la parte del leone. Le esportazioni sono cresciute in volume del 4,8% a 331,7 milioni mq, realizzando un fatturato di 4,6 miliardi di euro (+6,3%), pari all’85% del fatturato globale, e mettendo a segno anche un buon incremento del prezzo medio di vendita.
Ma il 2016 è stato anche l’anno della svolta per il mercato italiano che ha invertito la tendenza dopo 8 anni di flessione: le vendite sul mercato interno sono cresciute del 3,2% a 82,8 milioni mq, per un giro d’affari di 829 milioni di euro (+3,7%). Risultati positivi, ma ancora ben lontani dai livelli pre-crisi del 2008 quando la domanda nazionale era più del doppio di quella attuale.
- I mercati esteri
Sul fronte delle esportazioni le performance migliori si sono registrate negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania e anche in Francia, dove il mercato sta facendo intravedere segnali incoraggianti di ripresa. Nel dettaglio delle varie aree geografiche si conferma il buon andamento dell’Europa Occidentale che ha assorbito 167 milioni mq (il 50% dell’export totale italiano) in crescita del 5% dopo il +1,9% già realizzato nel 2015. Riprende quota anche l’Europa Centro Orientale dopo la flessione a doppia cifra (-17,3%) del 2015, portandosi a 31 milioni mq (+2%), nonostante le forti difficoltà sul mercato russo.
Buoni i risultati nell’Area Nafta, con 49 milioni mq venduti (+8,5%), pari al 14,8% dell’export complessivo. In aumento anche le vendite nel Far East (19 milioni mq, + 4,8%), nei Balcani (17 milioni mq, +5,3%), Paesi del Golfo (12 milioni mq, +3,2%), Nord Africa e Medio Oriente (11 milioni mq, +2%). In decisa contrazione ormai da tre anni è invece l’America Latina (4 milioni mq, -21,1%).
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